E alla fine arriva Friedman

Pubblicato il 11 Febbraio 2014 alle 15:31 Autore: Livio Ricciardelli

Dopo uno strano fine settimana di febbraio in cui i principali leader politici si sono perlopiù impegnati nel prospettare le sorti della XVII legislatura e nel sostenere i propri candidati alle regionali sarde, una nuova polemica anima la settimana politica: le rivelazioni di Friedman sui colloqui Napolitano – Monti nel luglio 2011.

Andiamo con ordine e cogliamo i tre aspetti principali della querelle:

Punto 1: Chi è Alan Friedman?

Qualche appassionato di economia neoclassica avrà senz’altro confuso il soggetto in questione col leader spirituale della scuola di Chicago, nonché Premio Nobel nel 1974. Si tratta in realtà di Alan Friedman, giornalista economico statunitense tifoso della Lucchese Calcio. Personaggio che, così come Edward Luttwak, ha registrato in Italia il suo maggior momento di gloria nei primi anni del secolo. Storico il suo programma “Mister Euro”, che doveva accompagnare gli stralunati risparmiatori nostrani nel passaggio dalla lira al nuovo conio (gli euroconvertitori spediti nelle case degli italiani da Berlusconi non contribuirono a chiarire le idee). In quel periodo il suo successo portò Sky a proporgli una rubrica televisiva sul proprio network e qualche comico di “Quelli che il Calcio” a parodiarlo. Col tempo sparì dalla circolazione, in un turbine misterioso quasi pari al mistero della sua comparsa

Punto 2: Lo “scoop” di Friedman.

Lo scoop di Alan Friedman si basa sul seguente postulato: nell’estate del 2011 si sono tenuti degli incontri tra il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e il Presidente della Bocconi Mario Monti. In questi colloqui il Capo dello Stato avrebbe sondato la disponibilità dell’ex commissario europeo a ricoprire l’incarico di Presidente del Consiglio, cosa effettivamente delineatasi nel novembre 2011 a seguito di una complessa manovra politica (mancanza per il governo Berlusconi IV di una maggioranza assoluta alla Camera e successiva nomina di Mario Monti a membro del Parlamento su nomina presidenziale). Questa tempistica ha fatto gridare alcuni esponenti di Forza Italia “al complotto”.

Punto 3: La morale della favola

Intervistato dalla Rai Mario Monti ha subito dichiarato che quella dei colloqui con Napolitano nell’estate 2011 è una notizia vera, ma prima di importanza. L’ex capo del governo ha addirittura citato un caso analogo avvenuto nel corso della presidenza Ciampi (quindi in un periodo dal 1999 al 2006) riguardanti sempre la sua persona. Lo stesso Monti del resto nel corso di questi anni non ha mai nascosto i tentativi berlusconiani di nominarlo ministro sin nel 1994 sin nel 2001, quando rifiutò la poltrona di ministro per gli affari esteri andata poi a Renato Ruggiero.

Insomma, la notizia per quanto vera non risulta fondamentale per le nostre sorti. Napolitano svolgeva il suo lavoro e Monti era tra le principali “risorse” della nazione. Un colloquio tra due personalità di questo tipo è comune in ogni paese.

Non si capisce dunque il motivo di questa impostazione così complottista da parte di Forza Italia che addirittura su questo tema intende accodarsi al Movimento 5 Stelle nella richiesta di impeachment per il Capo dello Stato. E anzi, dovrebbe far riflettere ulteriormente il fatto che i berlusconiani portino avanti una polemica politica basandosi sulle indiscrezione giornalistiche del signor Friedman…


L'autore: Livio Ricciardelli

Nato a Roma, laureato in Scienze Politiche presso l'Università Roma Tre e giornalista pubblicista. Da sempre vero e proprio drogato di politica, cura per Termometro Politico la rubrica “Settimana Politica”, in cui fa il punto dello stato dei rapporti tra le forze in campo, cercando di cogliere il grande dilemma del nostro tempo: dove va la politica. Su Twitter è @RichardDaley
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