Centrafrica: una crisi oscura

Pubblicato il 14 Febbraio 2014 alle 14:53 Autore: Raffaele Masto

Secondo l’informazione che arriva in questi giorni la Repubblica Centroafricana sarebbe a rischio di precipitare nel caos totale e in una pulizia “religiosa” che potrebbe far ricordare ciò che accadde in Ruanda venti anni fa.

Dal paese arrivano testimonianze drammatiche. Per circa dieci mesi le forze dell’Alleanza “Seleka” hanno compiuto massacri, esecuzioni extragiuidiziali, stupri, torture, saccheggi e distruzioni di massa dei villaggi cristiani. Oggi sarebbero gli “Anti-Balaka”, cioè letteralmente anti-machete, a restituire quelle violenze alla popolazione musulmana. Ad aprire loro la strada sarebbe stata la forza internazionale di peacekeeping che avrebbe consentito a queste milizie di prendere il controllo del territorio, città dopo città.

In questa ricostruzione di ciò che sta avvenendo ci sono però molte cose che non quadrano. La dinamica degli avvenimenti precedenti poi mi risulta dubbia. Si sta parlando di un contrasto religioso in un paese che non ha mai avuto problemi di questo tipo, con una composizione che, sulla carta, non avrebbe consentito uno sviluppo come quello che viene descritto.

Il Centrafrica è un paese a stragrande maggioranza cristiano, con una minoranza (stimata con eccesso intorno al 15 per cento) di musulmani. Sia gli uni che gli altri però sono molto tolleranti, hanno sempre vissuto tranquillamente insieme e, entrambi, seguono ancora le credenze tradizionali.

La domanda è: chi ha acceso la miccia di uno scontro religioso? Chi ha appiccato questo incendio? Quali sono le parti che si scontrano?

Non è credibile infatti che oggi in questo paese la popolazione poverissima si divida sulla religione e rischi di precipitare nel caos per divisioni che non sono mai state tali e che comunque non hanno mai creato contrasti così violenti.

Evidentemente ci sono altri interessi e, evidentemente, altri attori occulti stanno cercando di manovrare questa crisi sfruttando la religione e le divisioni etniche.

Personalmente credo che la partita sia grossa e riguarda, ancora una volta, le ricchezze minerarie che il Centrafrica e il peso specifico che in questo paese dovranno avere le vecchie potenze coloniali (la Francia e l’Europa) che non vogliono perdere posizioni, alcuni ricchi paesi arabi che nel prossimo futuro avranno sempre più bisogno dell’Africa in termini di ricchezze minerarie ma anche di terreni agricoli (all’interno di Seleka operavano soprattutto miliziani stranieri, ciadiani e sudanesi), una potenza continentale come il Sudafrica e, ultime ma non ultime, le potenze emergenti asiatiche.

Il Centrafrica è una sorta di “cuore” del Continente e, anche dal punto di vista simbolico, è un territorio conteso. Questo paese poi, come molti altri del continente, ha un difetto: ha sempre avuto presidenti fantoccio che esprimevano gli interessi di attori esterni invece che quelli della loro popolazione.

Insomma, quello che sta accadendo in Cantrafrica è una sorta di copione andato in scena innumerevoli volte che ancora una volta si ripete.

Gli africani dovrebbero ormai saperlo: ogni volta che quel copione va in scena per loro sono guai.




L'autore: Raffaele Masto

Giornalista di Radio Popolare-Popolare Network. E' stato inviato in Medio Oriente, in America Latina ma soprattutto in Africa dove ha seguito le crisi politiche e i conflitti degli ultimi 25 anni. Per Sperling e Kupfer ha scritto "In Africa", "L'Africa del Tesoro". Sempre per Sperling e Kupfer ha scritto "Io Safiya" la storia di una donna nigeriana condannata alla lapidazione per adulterio. Questo libro è stato tradotto in sedici paesi. L'ultimo suo libro è uscito per per Mondadori: "Buongiorno Africa" (2011). E' inoltre autore del blog Buongiornoafrica.it
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