Squinzi “Riforme non più rinviabili”

Pubblicato il 21 Febbraio 2014 alle 11:29 Autore: Redazione

La revisione dell’architettura istituzionale del Paese “non è più rinviabile” e dovrà puntare “a sovvertire la gerarchia delle priorità, mettendo al primo posto la capacità del sistema di decidere, attraverso processi decisionali più veloci, regole più semplici e un’amministrazione pubblica più snella”. È il leader di Confindustria, Giorgio Squinzi, a ribadire la richiesta alla politica.

“È una occasione che non può sfuggire”, dice ancora consapevole che l’intervento richieda  “lavoro e impegno”. Ma la definizione di un sistema istituzionale e amministrativo efficiente “diventa essenziale”: un tema caldo, aggiunge a cui la politica sarà costretta a rispondere “se intende ricucire un rapporto con i cittadini”.

All’Economia meglio un tecnico o un politico? “Non ci poniamo problemi di questo tipo, quello che noi sogniamo – ha risposto il leader di Confindustria Giorgio Squinzi – è un ministro dell’Economia che possa operare, che possa prendere i provvedimenti che servono all’economia ed al sistema delle imprese”. Le piacerebbe Delrio? “Sui singoli permettetemi di non esprimermi. A livello personale ho molta amicizia e molto rispetto per Delrio, sicuramente in assoluto è un buon nome, ma permettetemi di non esprimere giudizi”.

giorgio squinzi

Intanto il fatturato dell’industria torna a scendere, con un ribasso, corretto per effetti di calendario, dello 0,6% sull’anno, che brucia il rialzo di novembre, quando si era interrotta una striscia di segni meno lunga 22 mesi. Anche il congiunturale è in calo (-0,3%) e, al contrario del solito, a pesare è il mercato estero. Lo rileva l’Istat. A dicembre gli ordinativi dell’industria diminuiscono del 4,9% rispetto a novembre, mentre restano positivi su base annua, in crescita dell’1,9% (dato grezzo).  Il fatturato dell’industria nel 2013 ha registrato una contrazione del 3,8% rispetto al 2012, mentre per gli ordinativi la flessione è stata pari all’1,3%. Lo rileva l’Istat. In entrambi i casi i ribassi sono dovuti al mercato interno, che ha “mangiato” i vantaggi ottenuti fuori confine.

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