Argentina, vicino l’accordo con la Repsol

Pubblicato il 18 Febbraio 2014 alle 14:30 Autore: Giacomo Morabito

La multinazionale spagnola Repsol è vicina alla firma di un accordo definitivo in merito all’esproprio del 51% della compagnia argentina Yacimientos Petrolíferos Fiscales, e ciò potrebbe permettere all’Argentina di riguadagnare maggiore credibilità internazionale, soprattutto dopo la vicenda riguardante i falsi dati sull’inflazione nazionale. La compagnia spagnola riceverà a titolo di indennizzo circa 5 miliardi di dollari in titoli di Stato dell’Argentina, sebbene inizialmente avesse richiesto oltre 10 miliardi di dollari: piuttosto che avviare delle trattative probabilmente inconcludenti date le condizioni economiche del Paese argentino, la Repsol ha preferito giungere a un compromesso al ribasso.

Nel 1999, la Repsol aveva acquisito la Yacimientos Petrolíferos Fiscales, privatizzata dal governo Menem nel 1993, ma nel 2012, il governo argentino ha provveduto a nazionalizzarla, dichiarando che l’Argentina fosse ormai l’unico Paese latinoamericano produttore di gas e petrolio a non gestire attraverso le compagnie statali e pubbliche le proprie fonti di energia. L’espropriazione della filiale argentina della Repsol era legata alla scoperta di nuovi giacimenti per 22 miliardi di barili presso Vaca Muerta, nella provincia di Neuquén, che avrebbe reso presto il Paese abbastanza autosufficiente dal punto di vista energetico per molto tempo.

Tuttavia, dopo non aver nemmeno pagato un indennizzo alla stessa Repsol, questa scelta è costata cara anche all’Argentina, soprattutto in termini di credibilità: infatti, in tal modo il governo argentino ha dimostrato di non rispettare la libera iniziativa economica, impedendo così di attirare dei nuovi investimenti dall’estero. Inoltre, il governo argentino si è dimostrato incapace di interpretare la realtà, così da insistere ad applicare delle politiche fiscali e monetarie pressoché inadeguate. Non è ancora chiaro se l’Argentina possa evitare un altro default, tuttavia va detto che il proprio governo sta tentando disperatamente di “salvare il salvabile”. In futuro, molto probabilmente sarà necessario cambiare la politica fiscale, adottando delle strette misure per evitare un nuovo default.