Gay in Africa: è caccia alle streghe

Pubblicato il 26 Febbraio 2014 alle 17:42 Autore: Raffaele Masto

“Scoperti”. Un titolo clamoroso a tutta pagina del giornale ugandese Red Pepper è il primo atto persecutorio contro i Gay in Uganda dove il preisidente Museweni ha fatto entrare in vigore una legge che prevede una pena di 14 anni di carcere per gli omosessuali, nel caso della prima condanna. In caso di recidiva la pena può arrivare addirittura all’ergastolo.

Red pepper così ha fatto uno scoop perché sotto il titolo “Scoperti” ha messo nomi e cognomi (e in alcuni casi anche le foto) di 200 persone definite i principali omosessuali del paese. La lista contiene attivisti gay, una star hip hop, un prete cattolico e diversi altri personaggi, comprese persone comuni. Insomma, la caccia alle streghe adesso è cominciata.

La vicenda, oltre agli aspetti sociologici e anche psicologici, ha, ovviamente, anche dei risvolti politici. Il presidente Museweni, che in un primo tempo aveva dato retta alle pressioni occidentali, alla fine ha preferito sacrificare i gay e gli appoggi internazionali (soprattutto statunitensi e britannici), al consenso interno. A breve ci saranno le elezioni, lui non gode di grande popolarità e con il varo deciso di una legge sentita a livello popolare ha sperato di riconquistarsi consenso e credibilità.

La domanda vera però è la seguente: perché in Africa (l’Uganda non è il solo paese ad avere una legislazione capestro contro i Gay) l’omosessualità è così antipopolare, tanto che presidenti come Museweni non si possono permettere una legislazione più permissiva? Oppure adddirittura di ignorare il problema, come è avvenuto fino ad ora?

La risposta non è diversa a quella che si sarebbe potuto dare in Italia qualche decennio fa quando l’omosessualità era discriminante nella ricerca dei posti di lavoro, nella carriera, anche nelle amicizie.

Quanto più la società è povera, descolarizzata, ignorante tanto più le differenze (anche di genere) sono marcate e sottolineate fino a dover essere formalizzate per legge. Poi in Africa c’è il fatto che da qualche anno è in corso un forte tentativo di islamizzazione a livello generalizzato che colpisce soprattutto la popolazione dei ceti più bassi e popolari.

Insomma ancora una volta un avanzamento della società e del progresso umano è da addebitare alla miseria e alla ignoranza.




L'autore: Raffaele Masto

Giornalista di Radio Popolare-Popolare Network. E' stato inviato in Medio Oriente, in America Latina ma soprattutto in Africa dove ha seguito le crisi politiche e i conflitti degli ultimi 25 anni. Per Sperling e Kupfer ha scritto "In Africa", "L'Africa del Tesoro". Sempre per Sperling e Kupfer ha scritto "Io Safiya" la storia di una donna nigeriana condannata alla lapidazione per adulterio. Questo libro è stato tradotto in sedici paesi. L'ultimo suo libro è uscito per per Mondadori: "Buongiorno Africa" (2011). E' inoltre autore del blog Buongiornoafrica.it
Tutti gli articoli di Raffaele Masto →