Ucraina, Genesi di un disastro

Pubblicato il 4 Marzo 2014 alle 11:13 Autore: Francesco Di Matteo
ucraina

E’ da settimane, mesi che l’Ucraina è in fermento, un fermento dovuto a scelte politiche che vedevano il Paese allontanarsi sempre di più dalla Russia ed avvicinarsi fin troppo, per i gusti di Putin, all’Europa e agli USA. Ma come mai la Russia si è esposta così tanto per la questione Ucraina? Come mai ha agito militarmente con le dovute conseguenze?

Per fare qualsiasi analisi sulla situazione Ucraina è indispensabile parlare della divisione etnica. Il Paese è diviso in due parti: una parte, quella nord occidentale, è etnicamente omogenea, vicina a Kiev. Etnicamente discendono dai lituani e dai polacchi, che sono alla base della cittadinanza ucraina. Nella parte sud orientale, invece, vi è una stragrande maggioranza russofona, cittadini che nei secoli sono sempre stati legati a Mosca. Negli anni ’50, dopo l’elezione a segretario dell’URSS di Nikita Cruchev, quest’ultimo ha donato la Crimea e i territori sud orientali all’Ucraina, che allora era parte integrante dell’URSS. Ma questa donazione era prettamente su base amministrativa, non etnica, generando quindi una unione di popoli del tutto ingiustificata. Al crollo dell’URSS, quando si procedette allo smembramento del colosso sovietico, si decise di definire i nuovi stati sulla base dei confini amministrativi pre-esistenti. Con questa scelta, con un danno territoriale ed etnico alla Russia, si mise in stand-by un’annosa questione legata ai confini etnici di Mosca che, ad oggi, stanno venendo a galla.

Negli ultimi mesi a Kiev si è generata una frattura profondissima, probabilmente insanabile. Parte della cittadinanza, che non rappresentano la parte russofona del Paese, è scesa in piazza per manifestare il proprio dissenso alla politica presidenziale, chiedendo un avvicinamento netto all’Unione Europea, aderendovi gradualmente. Questi dissidenti hanno poi preso il potere, sfruttando l’amalgama formata dagli attacchi armati dell’esercito nazionale nei confronti dei manifestanti, fomentati dai paesi occidentali e dai paesi baltici. Tra i primi atti che questo governo ha fatto c’è stato l’eliminazione del russo dalle lingue ufficiali, generando la rabbia della zona sud orientale, russofona e strettamente legata a Kiev. A questo punto milizie armate filo russe hanno preso il sopravvento, prendendo il controllo della Crimea e spostando, ora, la propria attenzione verso le altre regioni russofone, assalendo i parlamenti di Donetsk, Dnipropetrovsk, Odessa, Charkiv. Questi movimenti sono appoggiati e sponsorizzati dalla Russia, che in poche ore ha aumentato la propria presenza in Crimea arrivando a 16.000 militari.

Ma perché queste regioni, in primis la Crimea, sono tanto importanti per la Russia? La Crimea riveste un importanza vitale per la Russia. A Sebastopoli è presente la totalità della flotta militare russa che, sfruttando l’accesso al Mar Nero, riesce ad accedere allo scacchiere mediterraneo durante i mesi di gelata del mar baltico, mesi nei quali la flotta settentrionale è completamente inabile all’azione. La deriva nazionalista e antirussa del nuovo governo di Kiev ha visibilmente preoccupato Mosca che, quindi, ha deciso di intervenire militarmente. L’importanza strategica delle regioni è dimostrata anche dagli atti politici, con la concessione della cittadinanza ai cittadini delle regioni interessate e l’approvazione da parte della Duma, il parlamento russo, di una norma che prevede la possibilità di acquisire documenti anche senza la firma di un trattato bilaterale. Da non sottovalutare anche la questione energetica, vitale per la Russia che basa parte della propria economia sull’esportazione del gas, esportazione che potrebbe essere messa in discussione da parte del governo ucraino.

Perché l’occidente, per ora, sta a guardare? L’occidente, in primis gli USA, per ora stanno a guardare, lanciando moniti e mostrando il proprio dissenso per le azioni militari russe. Tuttavia dal punto di vista geopolitico è assolutamente necessario che la Russia mantenga la propria flotta sul mar Nero e l’accesso al mediterraneo. Ma al momento la Russia non ha porti abbastanza grandi per poter liberare la Crimea, quindi si rende indispensabile il controllo della regione. L’intervento dell’occidente in difesa dell’Ucraina, con l’obbiettivo e la conseguenza dell’esclusione della Russia dallo scacchiere mediterraneo e mediorientale e la perdita del controllo di basi in Siria e non solo, potrebbe essere un serio casus belli per una crisi ben più grave. Questa situazione è a conoscenza di entrambi le parti, il che permette alla Russia di fare le mosse che vuole, sicura che non sarà disturbata più di tanto.

In conclusione, la situazione in Ucraina potrebbe avere diversi scenari, diverse conseguenze. Innanzitutto bisogna definire la vittoria massima della Russia, rappresentata dall’annessione di Odessa, della Crimea, di Donetsk, di Charkiv e di Dnipropetrovsk. Tuttavia sembra un obbiettivo che anche per l’occidente potrebbe essere troppo, quindi probabilmente ci si limiterà ad assicurarsi un controllo sulla Crimea, tenendo sotto scacco Kiev per il controllo delle altre regioni. Una possibilità, magari proposta dall’occidente, è la creazione di uno Stato cuscinetto, filo russo come l’Ucraina di qualche anno fa, che permetta ai cittadini russi di mantenere la propria identità e che permetta alla Russia di mantenere i propri interessi sulle regioni senza disgregare e distruggere l’Ucraina. Di certo è che più si va avanti e più l’Ucraina sembra una nuova Cecoslovacchia, quando nel secondo dopoguerra fu sacrificata sull’altare di Hitler e costretta a cedere la regione dei Sudeti su costrizione di altri forze internazionali e senza poter far nulla.

Francesco Di Matteo




L'autore: Francesco Di Matteo

Napoletano classe '92. Laureato in Scienze Politiche e delle relazioni internazionali alla Federico II di Napoli nel 2014, è appassionato di giornalismo e in particolare di politica, di analisi politica e di Scienza Politica, in generale. Tesserato a Libera, in passato ha ricoperto la carica di Coordinatore Regionale a livello giovanile nell'Italia dei Valori (2012). Cofondatore dell'associazione Agorà - Lavoro, Partecipazione e Libertà. Attualmente collabora anche con "Il Roma" ed è co-fondatore della testata indipendente "Libero Pensiero".
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