Il PD e il sostegno a Monti

Pubblicato il 14 Febbraio 2012 alle 09:32 Autore: Matteo Patané
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Il PD e il sostegno a Monti

 

Una delle peculiarità più interessanti di un governo di stampo tecnico come quello che guida attualmente il Paese è la discrepanza che la natura stessa dell’esecutivo introduce nella lettura dei sondaggi di gradimento del Presidente del Consiglio e della sua squadra rispetto a quelli relativi alle intenzioni di voto delle forze politiche.

In una situazione politica normale, infatti, il Governo è espressione di una maggioranza parlamentare eletta dalla popolazione, il Presidente del Consiglio – specie con la personalizzazione della politica della II Repubblica – è a sua volta il leader della coalizione vincente alle elezioni, e vi è quindi una cinghia di trasmissione diretta che lega il gradimento dell’esecutivo al sostegno elettorale ai partiti della maggioranza che lo sostiene.
Questo scenario non è più vero nella situazione attuale, in cui, pur in presenza di una coalizione di partiti a sostegno del Governo, i membi dell’esecutivo non sono espressione di tale coalizione.
Si apre dunque uno spazio tra le indicazioni di gradimento al governo e le intenzioni di voto ai partiti, che spesso non è di semplice interpretazione, ma che è necessario conoscere al meglio per capire quali potranno essere le evoluzioni del gradimento dei partiti in vista delle elezioni politiche del 2013.

I sondaggi di opinione, tanto quelli svolti dalle principali società di sondaggi, quanto quelli – spesso altrettanto professionali – condotti in rete da gruppi più o meno amatoriali, sono concordi nell’assegnare al premier Mario Monti un gradimento superiore alla maggioranza assoluta del campione, un valore sicuramente alto, specie in relazione alle durissime misure economiche messe in campo, e indice in ogni caso di un sostegno che travalica appieno i limiti delle coalizioni della II Repubblica.
Andando a capire da dove proviene tale consenso scorporandolo per area, si nota un sostegno pressoché totale da parte degli elettori di PD e Terzo Polo e comunque maggioritario da parte dei sostenitori di IdV e SEL. Al contrario l’esecutivo guidato da Mario Monti non è apprezzato dagli elettori di PdL e Lega, oltre che da quelli della Federazione della Sinistra e del MoVimento 5 Stelle.
Sarebbe possibile trarre da un simile dispiegamento dei valori di apprezzamento la conclusione che il Governo Monti è – almeno a livello di percezione – un esecutivo di centro / centrosinistra, ma sarebbe un ragionamento forse riduttivo e semplicistico, che non tiene conto del traumatico cambio di governo di novembre 2011 e della classica partigianeria politica che da sempre contraddistingue il popolo italiano: considerato il tenore delle misure intraprese dal Governo, certamente non sarebbe facile considerarlo un esecutivo di centrosinistra. Tra le leggi varate dal Governo vi sono misure di destra (pensioni, mercato del lavoro) e di sinistra (liberalizzazioni, IMU sulla seconda casa), ed entrambe le parti si aspettavano ulteriori misure che non sono arrivate. Quantificare l’impatto di una legge piuttosto che di un’altra non è semplice, ma il provvedimento a maggior impatto, fino a questo momento, è stato probabilmente quello sulle pensioni, una manovra tipicamente non di sinistra.
L’apprezzamento da parte degli elettori di centrosinistra, ed la contestuale disapprovazinoe da parte di quelli di centrodestra, deve essere letta in buona parte come un raffronto verso il precedente esecutivo più che come un giudizio legato unicamente all’operato dell’attuale.

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L'autore: Matteo Patané

Nato nel 1982 ad Acqui Terme (AL), ha vissuto a Nizza Monferrato (AT) fino ai diciotto anni, quando si è trasferito a Torino per frequentare il Politecnico. Laureato nel 2007 in Ingegneria Telematica lavora a Torino come consulente informatico. Tra i suoi hobby spiccano il ciclismo e la lettura, oltre naturalmente all'analisi politica. Il suo blog personale è Città democratica.
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