Grillo: via alle macroregioni. Recuperare l’identità degli Stati millenari

Pubblicato il 8 Marzo 2014 alle 16:15 Autore: Redazione
grillo se vinciamo noi vado da napolitano

Se le espressioni “Roma ladrona” e “avanti, per costituire la macroregione del nord” erano state utilizzate  esclusivamente dagli esponenti della Lega Nord, adesso il panorama politico delle congetture tipicamente bossiane vede ingrossare le fila con una nuova, pesantissima, new entry: è Beppe grillo, leader del Movimento 5 Stelle. Sul suo blog, infatti, pubblica un post dal titolo “E se domani …”, con in allegato una fotografia della penisola italiana pre-unitaria.

L’ex comico genovese riserva la prima offensiva allo Stato: “la parola ‘Stato’ di fronte alla quale ci si alzava in piedi e si salutava la bandiera è diventata un ignobile raccoglitore di interessi privati gestito dalle maitresse dei partiti. E se domani – si chiede Grillo –, quello che ci ostiniamo a chiamare Italia e che neppure più alle partite della Nazionale ci unisce in un sogno, in una speranza, in una qualunque maledetta cosa che ci spinga a condividere questo territorio che si allunga nel Mediterraneo, ci apparisse per quello che è diventata, un’arlecchinata di popoli, di lingue, di tradizioni che non ha più alcuna ragione di stare insieme?”. Scenari da brividi.

beppe grillo del movimento 5 stelle

Poi Grillo attacca Napolitano e Renzi: “e se domani i Veneti, i Friulani, i Triestini, i Siciliani, i Sardi, i Lombardi non sentissero più alcuna necessità di rimanere all’interno di un incubo dove la democrazia è scomparsa, un signore di novant’anni decide le sorti della Nazione e un imbarazzante venditore pentole si atteggia a presidente del Consiglio, massacrata di tasse, di burocrazia che ti spinge a fuggire all’estero o a suicidarti, senza sovranità monetaria, territoriale, fiscale, con le imprese che muoiono come mosche?”.

Dopo altre costruzioni ipotetiche (“E se …”), l’ex comico genovese arriva ad una conclusione: “il castello di carte costruito su infinite leggi e istituzioni chiamato Italia scomparirebbe”. E qui riprende il copione della Lega Nord a cavallo degli anni ‘80 e ’90: “è’ ormai chiaro che l’Italia non può essere gestita da Roma da partiti autoreferenziali e inconcludenti”. “Tutti ladri”, come sosteneva Bossi dai raduni di Pontida. Ed attacca le conseguenze della riforma del Titolo V: “le regioni attuali sono solo fumo negli occhi, poltronifici, uso e abuso di soldi pubblici che sfuggono al controllo del cittadino. Una pura rappresentazione senza significato”. Poi la ricetta: “per far funzionare l’Italia è necessario decentralizzare poteri e funzioni a livello di macroregioni, recuperando l’identità di Stati millenari, come la Repubblica di Venezia o il Regno delle due Sicilie”. Chiude, quindi, con gli scenari da brivido con cui aveva iniziato: “e se domani ci fosse un referendum per l’annessione della Lombardia alla Svizzera, dell’autonomia della Sardegna o del congiungimento della Valle d’Aosta e dell’Alto Adige alla Francia e all’Austria? Ci sarebbe un plebiscito per andarsene”.

Matteo Salvini, segretario politico della Lega Nord, risponde a stretto giro al leader pentastellato: “non vorrei che essendo in difficoltà, Grillo inseguisse la Lega”. Ironia a parte, il successore di Maroni ha affermato come il tema delle macroregioni “sarà battaglia comune”, trovando quindi un’importante sponda.

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