Primarie Pd: Renzi perde in casa

Pubblicato il 10 Marzo 2014 alle 14:29 Autore: Redazione
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“Chi di primarie ferisce …”. Deve essere questo lo stato d’animo di Matteo Renzi. Dopo aver stravinto praticamente ovunque le primarie del dicembre 2013, adesso, appena tre mesi dopo, proprio nella sua città di residenza, Pontassieve, il ‘suo’ uomo perde le elezioni per la candidatura a sindaco del Comune. E sul web parte l’ironia.

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Era successo anche a Pierluigi Bersani qualcosa di simile. Ed anche a Berlusconi. La coalizione di centro sinistra, guidata dall’ex Ministro dello Sviluppo Economico, alle elezioni politiche del 2013 non aveva vinto nel comune di nascita. Bettola, infatti, aveva svoltato a destra (al tempo Berlusconi candidato Presidente). Ma anche il Cavaliere aveva subito uno smacco simile: giugno 2011, contestualmente alla spinta dei referendum su acqua, legittimo impedimento e nucleare, il Comune di Arcore era stato affidato al centro sinistra, su mandato popolare. La lunga lista dei leader il cui Comune di appartenenza ha voltato loro le spalle, oggi, si arricchisce anche dell’attuale Presidente del Consiglio.

Infatti il renziano Samuele Fabbrini ha perso le elezioni primarie per la candidatura a sindaco di Pontassieve. La distanza? Appena 13 voti. A ‘trionfare’ è stata Monica Marini (area Cuperlo), assessore della giunta uscente. 2043 voti contro 2056. Complessivi 4099 votanti su 20.000 abitanti circa.

fabbrini e marini

Ma le elezioni primarie di Pontassieve non sono state le uniche svoltesi nella giornata di ieri. Infatti, grandi Comuni come Ascoli Piceno (vincitrice Giancarlo Luciani Castiglia su Valentina Bellini per appena 26 voti) e Guidonia (stravincente Domenico De Vincenzi col 52%) hanno visto organizzare le primarie. Ora gli eletti, contemporaneamente alle elezioni per il rinnovo del Parlamento Europeo, concorreranno il prossimo 25 maggio per le elezioni in decine di Comuni. Le primarie si sono svolte in 64 comuni ed i votanti sono stati 118.000. Un buon risultato, anzi addirittura più importante dei voti ottenuti alle primarie di tre mesi fa, quando votarono 7.000 persone in meno negli stessi seggi elettorali.

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