Elezioni europee: ecco i simboli dei partiti più grandi

Pubblicato il 4 Aprile 2014 alle 10:39 Autore: Gabriele Maestri
scheda legge elettorale

Alla vigilia di qualunque tornata elettorale per il rinnovo del Parlamento europeo, gli elementi di certezza sono pochi, ma uno è praticamente indefettibile: i simboli difficilmente riproducono quelli già visti alle elezioni politiche o in altre occasioni pubbliche, ma inevitabilmente si complicano, aggiungendo scritte, fregi, dettagli che per i partiti sembrano fondamentali. Anche quando, magari, hanno un peso specifico risibile.

Il minimo che può capitare è che il partito inserisca nel suo emblema il riferimento alla famiglia europea di appartenenza (Pse, Ppe, Alde, Gue…): è la stessa Europa a invitare a farlo e il nostro Viminale non si mette certo di traverso; qualcuno però non si accontenta e e approfitta per cambiare qualcosa di più. Da quando poi – nel 2009 – il Parlamento ha introdotto la soglia di sbarramento del 4%, per sperare di avere un seggio i partiti piccoli devono per forza allearsi con altri gruppi, che magari sono vicini a quel limite ma non sono certi di superarlo. Quando si va per somma grafica, è inevitabile che il simbolo si complichi.

In attesa che alle ore 8 di domenica si aprano le porte del Viminale e siano depositati i primi segni, vale la pena fare una ricognizione rapida di chi ci sarà quasi sicuramente nelle bacheche del ministero; ci saranno delle sorprese, c’è da giurarci, ma è giusto aspettare domenica e lunedì per scoprirle.

Fratelli d’Italia: è stato uno dei primi simboli a conquistare ampio spazio sulle cronache politiche del 2014, prima per gli strascichi della concessione esclusiva a quel partito dell’emblema di Alleanza nazionale (così come deciso alla fine del 2013 dalla fondazione An), poi per le primarie che hanno coinvolto iscritti e simpatizzanti della formazione politica, dopo le quali si è ufficialmente deciso che l’ultimo simbolo di destra dotato di un certo seguito sarebbe tornato sulle schede. Sarebbe un’occasione per la destra di presentarsi unita agli elettori, ma la Destra (che con Storace avrebbe voluto per primo il vecchio marchio) preferisce avvicinarsi a Forza Italia.

Udc – Popolari per l’Italia: Doveva essere praticamente certo Mario Mauro di non farcela da solo, con la sua nuova creatura politica, a superare lo sbarramento del 5% per approdare a Strasburgo. Meglio, allora, correre insieme agli amici piuttosto vicini dell’Udc, che volendo potrebbero anche sfiorare il tetto maledetto e, quasi certamente vedrebbero con occhio interessato i voti che potrebbero arrivare da una collaborazione tra due soggetti che certamente condividono radici e collocazione europea.

Forza Italia: In fondo il dibattito non si è ancora chiuso, come il carnevale di smentite, messe in scena, boutade, illazioni e costruzioni giuridiche sull’argomento: alla fine ci sarà un Berlusconi in lista o no? Che si chiami Piersilvio, Marina o Barbara, poco conta: l’importante è mantenere il marchio. Alla fine, in realtà, il problema potrebbe non porsi nemmeno: la sola certezza, al momento, è che il cognome del sospeso Cavaliere sul simbolo c’è, ben visibile sotto alla bandierina di Forza Italia. Anche se qualcuno non ha perso la speranza sulla sua “agibilità politica”.

Scelta europea: Il cartello elettorale inedito che unisce Centro democratico di Bruno Tabacci e Fare per Fermare il declino (o, per lo meno, quello che ne resta) di Michele Boldrin ha stupito un po’ tutti: in pochi hanno individuato i punti di contatto tra le due formazioni e suona strano il comune richiamo all’Alde e alla figura di Guy Verhofstadt come guida per la Commissione. I più arrabbiati, però, sono quelli di Scelta civica, in un primo tempo parte del cammino comune che doveva portare a un’unica lista Alde: i montiani si sentono scippati del nome e promettono una battaglia legale in grande stile.

Scelta civica: In risposta all’inedito tandem Tabacci-Boldrin, Scelta civica si dà una verniciata europea, adattando il rifermento all’Italia come fine e inserendo una coroncina blu con tanto di stelle e parole che richiamino l’orizzonte dell’Eldr senza citarlo direttamente. Monti punta a ottenere un buon risultato verso Strasburgo: dovrebbe poter contare anche sull’aiuto operativo dell’Alleanza liberaldemocratica per l’Italia di Oscar Giannino e Silvia Enrico. Si tratta, in fondo, della prima vera prova elettorale per i montiani e va preparata bene.

Lega Nord: Partecipare alle elezioni europee, con lo scopo principale di affondare uno degli elementi principali di questa Europa. O, per lo meno, di cambiargli del tutto i connotati. E’ così che si presenta la campagna della Lega Nord, che ospita sul simbolo gli altoatesini di Die Freiheitlichen e, soprattutto, snocciola a chiare lettere la sua battaglia principale degli ultimi mesi: “Basta €uro”. In realtà non arriva prima (c’era già almeno No Euro del piemontese Rabellino), ma conta di farsi premiare dagli Italiani, anche quelli che di solito non scelgono Alberto da Giussano.

Partito democratico: Renzi lo aveva detto, nessun nome di persona all’interno del simbolo del Pd per le elezioni europee, men che meno il suo. Così è: l’unica aggiunta, relativamente sobria, è la sigla del Partito socialista europeo, famiglia cui i dem italiani sono appena approdati con tutti i crismi e cui fanno riferimento anche i socialisti di Riccardo Nencini.  Vista l’occasione, magari, si sarebbe potuto sottolineare il patto federativo con la vecchia rosa del socialismo europeo, che lo Sdi e il Psi usano da anni, ma a qualcuno dev’essere parso un po’ troppo e nessuno l’ha tirata fuori.

Green Italia – Verdi Europei: si tratta di una delle eccezioni, in questo turno di elezioni europee. Intanto perché, se la lista potrà presentarsi (senza raccogliere le firme), lo farà grazie al gruppo dei Verdi europei, non formato da parlamentari italiani eletti in Italia. Per il momento i Verdi interpretano a loro favore un’ordinanza del Tar del Lazio, ma non è detto che la pensino allo stesso modo gli uffici elettorali. In ogni caso, il simbolo in evidenza non è quello dei Verdi italiani, cioè il sole che ride (che comunque c’è), ma il girasole della famiglia dei Grune. Sostenuta sia dai Verdi sia dal neonato gruppo Green Italia, si tratta della prima lista interamente “verde” che si presenta a un’elezione di livello nazionale dal 2006.

L’Altra Europa con Tsipras: Anche questa, a suo modo, è un’eccezione. Non perché il simbolo fosse già noto (anzi, è del tutto nuovo), ma perché sembra andare in senso opposto rispetto all’andazzo complicatorio diffuso. Da una parte semplifica il quatro: la sostengono tutte le forze della sinistra, a partire da Rifondazione comunista, Comunisti italiani e Sinistra ecologia libertà (onde evitare corse solitarie che si tradurrebbero in altrettanti bagni di sangue). Dall’altra, il contrassegno è tutto meno che complicato, anzi forse è tra i più leggibili, con quel testo bianco su fondo rosso che spicca per contrasto. Le ombre intorno alle parole, però, impastano un po’ il fondo: sulle schede rischiano di sparire.

movimento 5 stelle simbolo beppe, dacci il simboloMoVimento 5 Stelle: tra tutte le eccezioni, sembrerebbe quella più potente. Il simbolo è perfettamente uguale a quello in uso dal 2009, senza nessun cedimento ad ammiccamenti europeisti. Lo scopo del M5S, del resto, è dichiaratamente quello di entrare nelle istituzioni europee per cambiare tutto e spazzare via ciò che di europeo non va nelle istituzioni continentali di oggi. Forse ancora di più che alle elezioni politiche, il gruppo che fa riferimento a Beppe Grillo gioca la partita delle europee per vincerla: anche per questo, non cambia di una virgola l’immagine simbolica di un anno fa.

L'autore: Gabriele Maestri

Gabriele Maestri (1983), laureato in Giurisprudenza, è giornalista pubblicista e collabora con varie testate occupandosi di cronaca, politica e musica. Dottore di ricerca in Teoria dello Stato e Istituzioni politiche comparate presso l’Università di Roma La Sapienza e di nuovo dottorando in Scienze politiche - Studi di genere all'Università di Roma Tre (dove è stato assegnista di ricerca in Diritto pubblico comparato). E' inoltre collaboratore della cattedra di Diritto costituzionale presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Parma, dove si occupa di diritto della radiotelevisione, educazione alla cittadinanza, bioetica e diritto dei partiti, con particolare riguardo ai loro emblemi. Ha scritto i libri "I simboli della discordia. Normativa e decisioni sui contrassegni dei partiti" (Giuffrè, 2012), "Per un pugno di simboli. Storie e mattane di una democrazia andata a male" (prefazione di Filippo Ceccarelli, Aracne, 2014) e, con Alberto Bertoli, "Come un uomo" (Infinito edizioni, 2015). Cura il sito www.isimbolidelladiscordia.it; collabora con TP dal 2013.
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