Lo Stato Islamico e la minaccia di attentati in Occidente

Pubblicato il 26 Agosto 2014 alle 09:23 Autore: Antonio Scafati

Nel corso di un’intervista al Tg1 andata in onda ieri sera, il ministro della Difesa Roberta Pinotti ha ribadito che la minaccia del terrorismo riguarda tutto il mondo, non solo l’Italia.

Un numero imprecisato di cittadini italiani (qualche dozzina, pare, comunque meno rispetto a paesi come la Francia, la Gran Bretagna, la Danimarca) si sarebbe recato in Siria per combattere nelle fila dello Stato Islamico. Ma secondo Pinotti per ora non esistono rischi specifici per l’Italia. Anche l’intelligence americana sostiene che al momento non ci sono prove che lo Stato Islamico stia progettando di colpire gli Stati Uniti: lo ha detto il portavoce della Casa Bianca Josh Earnest.

All’origine del timore dei governi occidentali c’è un dato: tra i 2.000 e i 3.000 occidentali (soprattutto europei) si sarebbero recati in Siria per unirsi allo Stato Islamico. Si tratta di gente dalle posizioni radicali che in Medio Oriente ha acquisito competenze logistiche e militari.

Il passaporto che tengono in tasca li aiuta a viaggiare senza destare troppi sospetti. Quando le loro mosse vengono ricostruire è spesso troppo tardi. Così sarebbe accaduto anche nel caso di Abdel-Majed Abdel Bary, il rapper inglese sospettato di aver ucciso il giornalista americano James Foley. Il ragazzo avrebbe lasciato la sua casa di Londra l’anno scorso per raggiungere quella Siria che negli ultimi anni è diventata un magnete irresistibile per gli estremisti islamici di mezzo mondo.

terrorismo

Photo by The U.S. ArmyCC BY 2.0

Secondo Michael Hayden, ex capo della Cia, un attentato in Occidente firmato da membri affiliati all’Is è solo una questione di tempo: la domanda non è se, ma quando. Parlando alla CNN, Hayden ha detto di aspettarsi che lo Stato Islamico tenterà di colpire obiettivi in Europa e negli Stati Uniti: “Lo Stato Islamico è una potente organizzazione regionale ma ha ambizioni globali, e ha gli strumenti”. Secondo Hayden, “il modo migliore per mostrare le proprie credenziali all’interno dell’universo jihadista  è proprio un attentato contro l’Occidente”.

Molti analisti però sono convinti che colpire al cuore l’Occidente non sia tra le priorità dello Stato Islamico. Rispetto ad Al Qaida, il cui obiettivo era il compiere attentati e attraverso gli attentati perseguire obiettivi politici, l’Is si comporta come un soggetto militare che ha come scopo principale la conquista e il mantenimento di una vasta porzione di territorio tra la Siria e l’Iraq: l’obiettivo primario è il Califfato, la sua esistenza, la sua capacità di durare.

Nel mirino delle intelligence occidentali ci sono quei soggetti che insieme allo Stato Islamico hanno combattuto, e che ora tornano a casa in Europa e in America. Pinotti e Earnest dicono questo: per ora nessun allarme preciso. Ma la guardia resta alta.

Immagine in evidenza: photo by U.S. Army Corps of EngineersCC BY 2.0

L'autore: Antonio Scafati

Antonio Scafati è nato a Roma nel 1984. Dopo la gavetta presso alcune testate locali è approdato alla redazione Tg di RomaUno tv, la più importante emittente televisiva privata del Lazio, dove è rimasto per due anni e mezzo. Si è occupato per anni di paesi scandinavi: ha firmato articoli su diverse testate tra cui Area, L’Occidentale, Lettera43. È autore di “Rugby per non frequentanti”, guida multimediale edita da Il Menocchio. Ha coordinato la redazione Esteri di TermometroPolitico fino al dicembre 2014. Follow @antonio_scafati
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