Elezioni Europee, riammesso simbolo del Movimento Bunga Bunga

Pubblicato il 11 Aprile 2014 alle 11:47 Autore: Gabriele Maestri
Elezioni Europee, riammesso simbolo del Movimento Bunga Bunga

Gli alfieri del vero voto di protesta e di rottura possono stare tranquilli: alle elezioni europee di maggio potranno votare per il Movimento Bunga Bunga. Il Ministero dell’interno infatti ieri sera ha riammesso il contrassegno che mercoledì era risultato temporaneamente bocciato.

Con un’integrazione di documenti è stata sanata la questione più importante, quella che metteva in dubbio la legittimazione a usare, all’interno dell’emblema, il simbolo dell’Unione sudamericana emigrati italiani: dopo la produzione di nuovi atti, la direzione centrale dei servizi elettorali ha ritenuto valido l’uso del simbolo da parte del depositante, Marco Di Nunzio. E sarà proprio grazie alla “pulciona” dell’Usei che il Movimento Bunga Bunga potrà presentarsi in tutte e cinque le circoscrizioni italiane senza dover raccogliere le firme: dal momento che il partito sudamericano ha ottenuto una deputata alle ultime elezioni politiche, il collegamento permette di esentare Bunga Bunga dall’obbligo della “prova di radicamento” attraverso le sottoscrizioni. Al di là delle polemiche registrate negli ultimi giorni, sembra questo lo scenario definitivo.

Movimento Bunga Bunga respinto

Il simbolo respinto

Nel simbolo riammesso, tuttavia, è scomparsa l’espressione “Forza Juve”, come pure ogni riferimento anche cromatico alla squadra torinese. Il Viminale probabilmente non era orientato a cassare l’emblema, facendo passare quell’inserimento per una goliardata (ce ne sono state tante…), ma sul tavolo della discussione è piombata una diffida da parte dello studio legale della Juventus. Pare che la società sportiva abbia lamentato l’uso non autorizzato del nome “Juve”, che si richiama a un marchio registrato e ben noto; ancora più grave, tuttavia, sarebbe stato il danno dovuto all’accostamento di quel nome all’espressione “Bunga Bunga”, danno amplificato dall’enorme pubblicità data al simbolo dai media.

Unica soluzione per riammettere l’emblema, togliere qualsiasi riferimento alla società, anche solo velato o lontanamente riconducibile. Niente bande blu (confondibili col nero) alternate al tricolore, niente scritte come “Bianconeri” o cose simili; anche l’idea di lasciare solo “Forza” non è stata accettata, perché avrebbe fatto passare come messaggio “Forza Bunga Bunga”, ritenuto lesivo del buon costume. Al depositante di turno, chiamato a sostituire il simbolo, non è restato che riesumare la denominazione completa del simbolo ammesso alle politiche dello scorso anno (e non utilizzato), cioè “Movimento Bunga Bunga”, mantenendo buona parte del precedente impianto grafico, con l’omino stilizzato che dà un calcio all’euro e il simbolo dell’Usei.

Movimento bunga bunga simbolo finale

La versione definitiva

Così modificato, il contrassegno è stato ammesso ed è già nelle bacheche, insieme a quello sostituito del Cdu (in queste ore si sta sostituendo anche il simbolo delle Destre unite, mentre il Movimento sociale per l’Europa e almeno una delle Democrazie cristiane hanno presentato opposizione). Gli italiani si preparino: se hanno sempre desiderato votare Bunga Bunga, ora potranno farlo con un semplice segno sulla scheda.

Gabriele Maestri

L'autore: Gabriele Maestri

Gabriele Maestri (1983), laureato in Giurisprudenza, è giornalista pubblicista e collabora con varie testate occupandosi di cronaca, politica e musica. Dottore di ricerca in Teoria dello Stato e Istituzioni politiche comparate presso l’Università di Roma La Sapienza e di nuovo dottorando in Scienze politiche - Studi di genere all'Università di Roma Tre (dove è stato assegnista di ricerca in Diritto pubblico comparato). E' inoltre collaboratore della cattedra di Diritto costituzionale presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Parma, dove si occupa di diritto della radiotelevisione, educazione alla cittadinanza, bioetica e diritto dei partiti, con particolare riguardo ai loro emblemi. Ha scritto i libri "I simboli della discordia. Normativa e decisioni sui contrassegni dei partiti" (Giuffrè, 2012), "Per un pugno di simboli. Storie e mattane di una democrazia andata a male" (prefazione di Filippo Ceccarelli, Aracne, 2014) e, con Alberto Bertoli, "Come un uomo" (Infinito edizioni, 2015). Cura il sito www.isimbolidelladiscordia.it; collabora con TP dal 2013.
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