Ecco perché è stato candidato lo stadio Olimpico per EURO 2020

Pubblicato il 26 Settembre 2014 alle 16:51 Autore: Lorenzo Stella
Lazio-Novara

Il Direttore Generale della FIGC, Uva, ha spiegato alla Gazzetta dello Sport le motivazioni che portarono l’ex presidente federale Abete a candidare lo stadio Olimpico di Roma per ospitare le alcune partite di EURO 2020, la prima competizione continentale itinerante fra nazioni. Molti giornalisti e tifosi, infatti, avevano mal digerito la scelta della federazione che aveva preferito lo stadio di Roma allo Juventus Stadium o a San Siro.

“E’ un grande risultato perché comunque c’erano trentadue nazioni che concorrevano. Penso che sia importante soprattutto aver avuto il quarto di finale poiché vuol dire che lo stadio Olimpico è considerato uno dei cinque stadi più importanti.” Perché proprio l’Olimpico e non San Siro o lo Juventus Stadium, unici in grado di contendere all’impianto di Roma lo scettro di Imperatore degli stadi italiani? “All’epoca Abete fece una scelta, condivisa con il CONI, di candidare Milano per avere la finale di Champions League del 2016 e Roma per avere una città nel novero di quelle candidate ad ospitare gli europei del 2020. Quindi è stata fatta una scelta bilanciata, anche perché quasi tutte le città scelte sono capitali. Una scelta vincente.”

stadio olimpico EURO 2020

Non poteva mancare una domanda a proposito di uno dei tanti nodi da sciogliere al fine di migliorare il mondo del calcio nostrano: la situazione degli stadi italiani; Uva dipinge un quadro deludente ma speranzoso a riguardo: “Siamo ancora all’anno zero, anzi, all’anno uno perché il più bello stadio italiano nato negli ultimi anni è quello della Juventus però purtroppo è l’unico; rispetto alla media europea siamo veramente indietro.” Nel 2020 – è la domanda dell’inviato della Gazzetta dello Sport – quanti stadi nuovi saranno a disposizione? “Pochissimi – risponde Uva -. Per costruire uno stadio c’è bisogno di tempo e di programmare. Mi accontenterei, se da qui al 2020, dovessero partire una decina di progetti, anche di rifacimento di impianti. Vorrebbe dire avere in Italia e in Serie A almeno dodici/quattordici stadi rifatti e questo già sarebbe un buon viatico.”

L'autore: Lorenzo Stella

Nato a Carmagnola (TO) il 3 ottobre del 1992, studio presso l'Università degli studi di Torino, corso di laurea in Scienze politiche e sociali. Scrivere è, da sempre, la mia più grande passione e, dopo aver scritto per alcune testate sportive locali, ho iniziato a scrivere per la testata on-line Termometro Politico nel maggio del 2013. Da febbraio del 2014 ricopro il ruolo di Vice-caporedattore della sezione sportiva di Termometro Politico.
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