Renzi: “Italia va riparata” Civati e Vendola: “Fiducia su Jobs Act sarebbe grave errore”

Pubblicato il 4 Ottobre 2014 alle 19:55 Autore: Emanuele Vena

Assisi, Bologna e Roma. Sono queste le tre città attorno a cui ruotano le vicende del centrosinistra nel primo sabato di ottobre. Il premier Matteo Renzi è ospite ad Assisi, per la festa del santo patrono d’Italia. A Bologna va in scena l’assemblea nazionale di SinistraDem, l’ala sinistra del PD. Animi infuocati invece in Piazza Santi Apostoli a Roma, dove è in programma la manifestazione di Sinistra e Libertà.

RENZI DA ASSISI – Il premier parla di ambiente – “tema molto importante per chi si impegna in politica, significa attenzione non solo al modello sostenibile ma al modello umano in cui l’uomo non è solo un numerino” – ma non solo. “Ci sono da riparare molte cose in questo Paese. C’è da riparare il mondo del lavoro. Il messaggio francescano del va’ e ripara la mia casa è uno di quelli che vale anche per l’azione dell’attuale governo per l’Italia. Pensiamo a tutte le cose che l’Italia deve fare nei prossimi mesi. Riformare il sistema dell’istruzione perché senza la scuola non c’è futuro, della pubblica amministrazione e della giustizia”.

PIAZZA SANTI APOSTOLI – Se da Bologna è arrivato il fermo altolà di Fassina sul Jobs Act, non meno concilianti sono i toni che arrivano da Roma, dall’assemblea di SeL. Pippo Civati, dissidente PD, contrappone il ‘Patto degli Apostoli’ al Patto del Nazareno. E sulla riforma del lavoro avverte: “sarebbe grave e sarebbe un segno di debolezza dell’esecutivo mettere la fiducia. Renzi aveva parlato di un nuovo emendamento. Se si torna indietro, vorrà dire che saremo ancora meno d’accordo di prima”. Poi un suggerimento sarcastico sulle alleanze: “Alle prossime elezioni ci dobbiamo presentare con Vendola, non con Verdini”.

civati renzi

VENDOLA – Sul Jobs Act non è molto dissimile l’opinione di Nichi Vendola, leader di SeL: “Porre la fiducia sulla legge delega di riforma del lavoro significa non avere fiducia nella propria maggioranza e ricorre agli strumenti dell’arroganza. Sarebbe un delitto grave”. E poi aggiunge: “La sinistra è nata per mettere insieme queste parole che sono state invece separate: dignità, libertà, sicurezza e lavoro. Siamo pronti a una nuova coalizione per i diritti e per il lavoro”.

LANDINI – Super lavoro per Maurizio Landini, che attacca Renzi sia da Bologna che da Roma: “Chi ha deciso di riaprire il conflitto in questo Paese è proprio il governo Renzi”, il quale “ha deciso di partire dall’art.18”. E poi rilancia: “Penso che noi abbiamo il dovere, al contrario, di unire il Paese. Questa contrapposizione tra chi non ha lavoro e chi fa fatica a tenerlo è una sciocchezza, mettere i padri contro i figli è una coglionata”. Parlando di vincoli da togliere, Landini sottolinea che il vero scoglio è il 3%, non l’articolo 18: “Se dici che la Francia fa bene a non rispettarlo devi essere conseguente”. Gelido anche il giudizio sul prossimo incontro tra il premier e i sindacati: “Bisogna capire se è una convocazione vera che voglia avviare un confronto e una discussione oppure è una convocazione per dire ‘ho sentito anche i sindacati’. Questa è una diversità non di poco conto, speriamo che si faccia una discussione vera e che non ci siano forzature nei decreti”.

L'autore: Emanuele Vena

Lucano, classe ’84, laureato in Relazioni Internazionali presso la Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Bologna e specializzato in Politica Internazionale e Diplomazia presso la Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Padova. Appassionato di storia, politica e giornalismo, trascorre il tempo libero percuotendo amabilmente la sua batteria. Collabora con il Termometro Politico dal 2013. Durante il 2015 è stato anche redattore di politica estera presso IBTimes Italia. Su Twitter è @EmanueleVena
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