Kenyatta: primo presidente in carica davanti alla corte dell’Aja

Pubblicato il 8 Ottobre 2014 alle 10:25 Autore: Raffaele Masto

Uhuru Kenyatta ha 52 anni ed è il figlio del Padre della Patria, cioè il figlio di Jomo Kenyatta, il primo presidente del Kenya indipendente e leader di una lotta eroica e poco conosciuta, quella dei cosiddetti Mau Mau, guerriglieri che si battevano per l’affrancamento dalla potenza coloniale, l’Inghilterra, che resistette e che alla fine fu piegata.

Il nome Uhuru, in Swahili, la lingua dell’Africa Orientale, significa libertà. Uhuru è anche il più vasto e importante parco di Nairobi. Ma nonostante il nome evocativo e le discendenze autorevoli, Uhuru Kenyatta non ha brillato in democrazia e in rispetto dei diritti umani.

Infatti, l’accusa che la Corte Penale Internazionale gli contesta è pesante: crimini contro l’umanità.

I fatti risalgono alle elezioni presidenziali che si sono tenute a cavallo tra il 2007 e il 2008. In quella occasione, come spesso avviene in Africa, i leader che si contendevano il potere mobilitarono le loro etnie: Kenyatta, che sosteneva il presidente uscente Kibaki, mobilitò i suoi Kikuyu e William Ruto, che sosteneva il rivale di Kibaki, cioè Raila Odinga, i suoi Luo. Etnie, queste, storicamente in contrasto in Kenya.

Kenyatta  2

Photo by MagharabeiaCC BY 2.0

Ci furono migliaia di morti e i registi di quegli scontri, secondo le accuse della Corte Penale, furono proprio Kenyatta e il suo attuale vice presidente, William Ruto che correvano entrambi, non tanto per quel mandato ma, strategicamente, per quello successivo del 2013.

La Corte Penale Internazionale disturbò quei piani. Sia Kenyatta che Ruto furono indagati per crimini contro l’umanità prima ancora che si svolgessero le elezioni. I due ex rivali cercarono di superare quell’empasse diventando alleati e presentandosi insieme, Kenyatta come presidente e Ruto come suo vice.

Erano il primo caso di presidente e vice presidente a presentarsi alla massima carica di un paese con una pesante accusa pendente. E, vincendo, divennero i primi presidente e vice in carica nonostante un processo in corso alla Corte Penale Internazionale.

Il processo ha subito una serie di rinvii perché molti testimoni cruciali, in questi mesi, hanno ritrattato le loro accuse. Non ci sono prove, ma in molti dicono che da una situazione di potere è abbastanza facile promettere e influenzare, e quasi certamente quelle ritrattazioni hanno qualcosa a che vedere con queste voci.

Tanto che Uhuru Kenyatta, adesso, può presentarsi spontaneamente davanti alla corte con moglie, figli, alcuni ministri del suo governo e alcuni deputati che lo hanno seguito anche loro spontaneamente.

Immagine in evidenza: photo by US Army AfricaCC BY 2.0

L'autore: Raffaele Masto

Giornalista di Radio Popolare-Popolare Network. E' stato inviato in Medio Oriente, in America Latina ma soprattutto in Africa dove ha seguito le crisi politiche e i conflitti degli ultimi 25 anni. Per Sperling e Kupfer ha scritto "In Africa", "L'Africa del Tesoro". Sempre per Sperling e Kupfer ha scritto "Io Safiya" la storia di una donna nigeriana condannata alla lapidazione per adulterio. Questo libro è stato tradotto in sedici paesi. L'ultimo suo libro è uscito per per Mondadori: "Buongiorno Africa" (2011). E' inoltre autore del blog Buongiornoafrica.it
Tutti gli articoli di Raffaele Masto →