Essere stranieri in Norvegia: luci e ombre

Pubblicato il 13 Ottobre 2014 alle 08:08 Autore: Antonio Scafati

Che sia un elenco sul reddito pro capite, che sia una graduatoria sulla felicità, che sia una classifica sull’efficienza del sistema paese, nelle primissime posizioni c’è quasi sempre lei, la Norvegia, una delle nazioni più ricche e stabili al mondo. Negli ultimi anni sono sempre di più gli stranieri che sono sbarcati a Oslo in cerca di lavoro, stipendi più alti o asilo politico.

Ma non tutto è così non è semplice. Non lo è neanche se si approda in un paese ricco come la Norvegia. Le difficoltà sono quasi scontate: la lingua, ad esempio. Un’ottima conoscenza dell’inglese può servire come tampone, ma alla lunga è insufficiente. Servono soldi per affrontare i primi mesi in un paese dal costo della vita più alto della media. Non è così facile trovare lavoro per gli stranieri. La concorrenza è alta. Sono tante le storie di chi è costretto a tornare indietro, più povero e più deluso.

Ma chi riesce a stabilirsi raggiunge un notevole livello di soddisfazione. Un’indagine pubblicata in primavera sul quotidiano Aftenposten ha mostrato come la maggior parte dei lavoratori stranieri si trovi più che bene in Norvegia. Chi parte per Oslo alla ricerca di una vita migliore spesso la trova. Gli stipendi sono elevati, il welfare è efficiente, la qualità della vita risulta essere molto appagante.

Per un europeo è più facile fare le valigie e puntare al nord. La Norvegia non fa parte dell’Ue ma ha recepito gran parte delle normative: e alla fine dal punto di vista amministrativo per un cittadino comunitario provare a costruirsi una vita in Norvegia è relativamente semplice.

Norvegia 2

Photo by Eirik NewthCC BY 2.0

Discorso diverso per gli altri. Il 2013 è stato un anno record per le espulsioni: 5.935 persone senza i permessi in regola hanno dovuto lasciare il paese, secondo i dati diffusi dalla polizia. Si tratta di un incremento del 21 per cento rispetto all’anno precedente: un record assoluto destinato però ad essere abbattuto molto presto.

Non è insolito che tra le persone che fanno domanda per l’asilo ce ne siano molte che finiscono per scivolare nella criminalità. Delle 5.935 espulse l’anno scorso, 2.224 avevano commesso crimini.

La Norvegia è un paese che assorbe molti lavoratori stranieri. Senza, probabilmente non riuscirebbe a soddisfare la domanda. Il 62 per cento degli immigrati arriva dall’Europa: soprattutto Polonia, Svezia e Lituania. Ma negli ultimi anni sono aumentati moltissimo gli arrivi dal sud del Vecchio Continente: Grecia, Portogallo, Spagna, Italia, le nazioni che stanno patendo di più la crisi economica.

Da dove si arriva conta e non poco ai fini del destino a cui si va incontro. Il 76 per cento degli immigrati provenienti dai paesi nordici trova lavoro, ad esempio. La percentuale scende al 42 nel caso degli africani. Le stesse dinamiche si riflettono sulla busta paga: immigrati danesi, svedesi e inglesi occupano le prime posizioni nella classifica dei redditi dei lavoratori stranieri mentre gli afghani, gli iracheni e i somali chiudono il gruppo.

Ma contano soprattutto le competenze, i titoli di studio, cosa si sa fare: servono ingegneri per il settore petrolifero, ad esempio, e c’è richiesta anche di medici. Impieghi che richiedono qualifiche più basse finiscono spesso agli stranieri, ma non tutto fila liscio. Lo scorso aprile NRK – la radiotelevisione di stato – ha raccontato la storia di alcuni lavoratori romeni assunti da una azienda ittica nel nord del paese: pagati meno del normale, erano costretti a lavorare spesso oltre l’orario pattuito. Non è un caso isolato.

Situazioni del genere si registrato anche da settori come quello dell’edilizia, dei trasporti e delle pulizie. Indennità e straordinari non sempre vengono pagati. I carichi di lavoro sono pesanti. Ad essere coinvolti sono proprio loro: gli stranieri poco qualificati, gente che spesso conosce poco e male la lingua, che ignora i propri diritti, che non ha scelta. Ma non si tratta solo di vittime: spesso, dicono i centri per l’impiego, sono gli stessi immigrati a proporsi per page inferiori, innescando un gioco al ribasso dove non vince nessuno.

Immagine in evidenza: photo by Berndt RostadCC BY 2.0

L'autore: Antonio Scafati

Antonio Scafati è nato a Roma nel 1984. Dopo la gavetta presso alcune testate locali è approdato alla redazione Tg di RomaUno tv, la più importante emittente televisiva privata del Lazio, dove è rimasto per due anni e mezzo. Si è occupato per anni di paesi scandinavi: ha firmato articoli su diverse testate tra cui Area, L’Occidentale, Lettera43. È autore di “Rugby per non frequentanti”, guida multimediale edita da Il Menocchio. Ha coordinato la redazione Esteri di TermometroPolitico fino al dicembre 2014. Follow @antonio_scafati
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