Legge di stabilità, Cgil e Cisl all’attacco del governo

Pubblicato il 18 Ottobre 2014 alle 10:58 Autore: Alessandro Genovesi
ministro padoan col premier renzi

Il blocco al contratto dei dipendenti pubblici “è inaccettabile. Sono cinque anni che non si rinnova: la perdita per ogni lavoratore è tra i duemila e i cinquemila euro all’anno. Un conto è il sostegno alle famiglie con il bonus da 80 euro, un conto è il diritto sacrosanto al rinnovo del contratto. Non si può certo pensare che basti il riconoscimento economico delle progressioni di carriera individuale”. Intervistata dal Messaggero, la leader della Cisl Annamaria Furlan dice “basta ai sacrifici per gli statali”.

L’aliquota ordinaria sul Tfr in busta paga “lo ritengo un enorme errore e un grave danno. Così come ritengo sbagliatissimo l’aumento dell’aliquota sui fondi pensione: si rischia di mettere una pietra tombale sulla previdenza integrativa”, afferma Furlan, secondo cui “è sbagliato anche il taglio ai patronati: mi sa che il governo non ha ben presente la loro funzione e utilità per i cittadini. Mi lascia perplessa poi che ci sia poco sullo sviluppo”. Sugli enti locali, “l’errore non sta nel chiedere una spending review di 15 miliardi, ma nel fatto che non ci sia l’obbligo di compensare con la riduzione degli sprechi”.

“Non credo davvero che una legge di stabilità che distribuisce risorse alle imprese, senza porre alcun vincolo per cui queste risorse siano destinate a investimenti e innovazione, sia espansiva. Quel che è certo, invece, è che si tratta di una manovra che non mette al centro il lavoro e la creazione di lavoro, ossia proprio quello di cui l’Italia ha più bisogno”. Per la leader della Cgil Susanna Camusso, intervistata dalla Stampa, “sgravi fiscali come quelli sull’Irap alle imprese, senza garanzie sull’occupazione, non servono. Non esiste nessuna prova che abbassare il carico sulle imprese porti a miglioramenti sull’occupazione”.

“Per quel che riguarda i lavoratori mi pare che non siamo certo a un alleggerimento fiscale. La tassazione sulla previdenza complementare colpirebbe una forma di risparmio, e i soldi del Tfr messi in busta paga verrebbero tassati con le aliquote normali, più alte di quella agevolata propria del Trattamento di fine rapporto”, osserva Camusso. “Non si agisce sulla pressione fiscale, ma non si aumenta nemmeno il reddito disponibile. Sentiamo dal governo la demagogia del ‘meno tasse’ e intanto continuiamo a essere il Paese che ha l’imposta di successione più bassa e dove i proprietari di un appartamento sono in proporzione più colpiti di chi ha enormi patrimoni immobiliari”, prosegue la leader sindacale, secondo cui “una patrimoniale avrebbe senso e darebbe un forte segno di equità“.

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Diversamente la pensa il deputato Pd Matteo Richetti, che elogia la manovra ma critica la misura sul Tfr. “È una manovra esplicitamente per la crescita. Nella legge di stabilità su Irap, decontribuzione per le assunzioni, partite Iva e ovviamente stabilizzazione degli 80 euro in busta paga nulla da dire. Il punto critico è a mio avviso il Tfr”, afferma Richetti in un’intervista al Sole 24 Ore

“Già in passato -spiega Richetti- di fronte a norme che indicavano una disparità tra lavoratori pubblici e lavoratori privati, la Corte Costituzionale ha fatto dei rilievi. Ma ammettere che estendere la possibilità del Tfr in busta paga ai dipendenti pubblici porrebbe dei problemi di aumento di spesa difficilmente sostenibili, significherebbe ammettere che l’accantonamento del Tfr è fittizio”.

“Fermo restando il giudizio complessivo, ossia che si tratta di una manovra innovativa e riformatrice, c’è – continua Richetti- senz’altro qualche assenza illustre. Non si toccano né le pensioni d’oro, quelle che vivono grazie a una logica retributiva esasperata, né i vitalizi. Credo che i parlamentari ora debbano dare un segnale in questo senso”. “Per quanto riguarda i tagli alle Regioni, spero che tutta la questione non si riduca a un dibattito tra istituzioni del tipo ‘devi tagliare i ministeri e ‘zitto tu, che hai i Fioritò. Il problema è molto serio: o le regioni fanno una vera spending review tagliando le strutture improduttive senza toccare quelle produttive o non se ne esce. Non si può pensare – conclude Richetti – di tagliare 4 miliardi solo agendo sugli sprechi”.

Qualche rilievo viene mosso anche dal sottosegretario all’Economia Pier Paolo Baretta. Nella legge di stabilità “un aspetto da approfondire è la tassa al 20% sui Fondi-pensione. L’aumento ha un senso se stiamo parlando di rendite finanziarie, ma secondo me questi fondi vanno messi nel campo della previdenza. L’incremento della tassa sul Tfr è diverso, perchè è su base volontaria. È un’opportunità per chi ha un’urgenza. Il lavoratore farà i suoi calcoli», ma “francamente io gli direi di lasciare i soldi nel Tfr “.

La manovra “è una legge ambiziosa, com’è giusto che sia, che punta al rilancio degli investimenti. Ora tocca alle imprese mettere in campo una risposta. Non è solo un appello volontaristico. Il governo ha creato le condizioni ma non può fare tutto da solo”, osserva Baretta. In merito allo sgravio triennale per il tempo indeterminato, “non c’è dubbio che se questa norma avrà successo sorgerà poi l’obbligo di rendere strutturale un vantaggio per questo tipo di contratti”.

L'autore: Alessandro Genovesi

Classe 1987, laureato in Giurisprudenza presso l'Università degli Studi di Udine, è da sempre appassionato di politica e di giornalismo. Oltre ad essere redattore di Termometro Politico, collabora con il quotidiano Il Gazzettino Su twitter è @AlexGen87
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