Armi e Nord Africa: la guerra contro l’Isis potrebbe durare

Pubblicato il 19 Novembre 2014 alle 10:08 Autore: Redazione
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La guerra contro l’Isis potrebbe andare avanti a lungo. Secondo un rapporto elaborato da un Comitato di analisi, sostegno e monitoraggio per il Consiglio di sicurezza dell’Onu, l’Isis ha armi a sufficienza per combattere ancora un paio di anni nonostante i raid della coalizione internazionale guidata dagli Usa. La bandiera dello Stato Islamico, inoltre, comincia a sventolare anche in Libia.

Armi per combattere altri due anni

Secondo il rapporto, lo Stato Islamico ha messo insieme munizioni e armamenti sufficienti “per continuare a combattere ai livelli attuali da sei mesi a due anni”. I miliziani non dovrebbero incontrare grossi problemi nel mantenere efficienti i propri armamenti considerata la grande quantità di ricambi a cui possono attingere: l’Isis infatti ha messo le mani su enormi quantitativi di armi e munizioni dell’esercito iracheno e siriano.

Blindati, razzi e carri armati

In particolare, all’esercito siriano sono stati sottratti equipaggiamenti pesanti di fabbricazione russa. Diversi mezzi blindati sono stati invece presi all’esercito iracheno in fuga. Il rapporto indica anche quali armi sono a disposizione dell’Isis: razzi, lanciarazzi, mitragliatori, artiglieria, quasi certamente missili antiaerei portatili, veicoli blindati, carri armati T-55 e T-72.

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Photo by Expart InfantryCC BY 2.0

La maggior parte dell’armamento in mano all’Isis non può essere distrutto con raid aerei, sostiene il rapporto. Il suggerimento è quello di intervenire soprattutto sull’afflusso di denaro nelle casse dell’Isis: dal sequestro di camion cisterna che trasportano petrolio diretto al mercato nero al recupero di opere d’arte trafugate in Siria e in Iraq.

L’Isis e il Nord Africa

Ma la guerra contro lo Stato Islamico potrebbe essere destinata a durare anche perché l’Isis sta cercando di espandersi oltre la Siria e l’Iraq. Lo Stato Islamico sta diventando un punto di riferimento per i gruppi estremisti che operano nei paesi dove i governi sono fragili o si combattono guerre civili: Iraq e Siria, appunto, ma anche la Libia.

La Libia

I miliziani dell’Isis stanno infatti approfittando del caos politico in cui è precipitata la Libia per esportare la bandiera nera. La città di Derna, ad esempio, è controllata da una cellula dell’Isis che conta circa 800 jihadisti che hanno allestito una dozzina di campi di addestramento per i combattenti del Nord Africa. L’Isis ha il pieno controllo della città ormai da qualche settimana. “Derna oggi assomiglia a Raqqa, la capitale dello Stato Islamico” ha detto alla CNN Noman Benotman, ex jihadista che lavora per la Fondazione Quilliam, impegnata contro il terrorismo: “L’Isis rappresenta una seria minaccia per la Libia”.

“Se l’Isis dovesse riuscire a prendere il controllo di un’ampia porzione della Libia, questo potrebbe destabilizzare l’intero mondo arabo” scrive il settimanale tedesco Der Spiegel, sottolineando la collocazione strategica del paese e le enormi riserve di petrolio.

Immagine in evidenza: photo by DVIDSHUBCC BY 2.0

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