Verso un partito unico della sinistra?

Pubblicato il 25 Novembre 2014 alle 13:29 Autore: Redazione

Prove generali di un partito della sinistra. Ne è convinta Dagospia, che ipotizza un’imminente formazione di un nuovo soggetto politico che includa una parte della sinistra dem sempre più critica nei confronti di Matteo Renzi e dell’esecutivo da lui guidato.

Secondo il sito scandalistico diretto da Roberto D’Agostino, proprio in seguito alla vittoria mutilata del Pd in Emilia Romagna, Renzi si starebbe convincendo giorno dopo giorno della necessità di andare ad elezioni anticipate, e di farlo prima che alla sua sinistra ci si organizzi per dare vita al nuovo partito, “a trazione Fiom”.

renzi

In ogni caso, la versione di Dagospia non è priva di fondamento. Il crollo del tesseramento nell’anno in corso e il calo di voti in termini assoluti costituirebbero dei segnali d’allarme per il Partito Democratico, che continua a spostarsi verso il centro, lasciando sempre più in disagio quella larga fetta di iscritti fondatori con alle spalle decenni di militanza nel Partito Comunista Italiano prima, e nei Democratici di Sinistra poi. Tra questi, Stefano Fassina, dissidente della prima ora, sempre più in sintonia con l’ala sinistra del partito. C’è poi il gruppo dei civatiani, da Walter Tocci a Felice Casson, passando per Lucrezia Ricchiuti e Corradino Mineo, che non hanno mai nascosto il proprio imbarazzo da quando Renzi ha monopolizzato il partito. Proprio ieri l’ex direttore di Rai News ha parlato di “Puzza di regime”, non certo una dichiarazione d’amore, considerando che si riferiva ad un esecutivo guidato dal segretario del suo stesso partito

Un nutrito gruppo di parlamentari, dunque, starebbe valutando seriamente la possibilità di uscire dal Pd per approdare verso una realtà decisamente più orientata a sinistra, che riprenda l’esperienza positiva della Lista Tsipras, alla quale sono pronti ad aderire Sinistra Ecologia e Libertà, e forse Rifondazione Comunista.

Proprio Rifondazione, tra l’altro, è stata protagonista qualche settimana fa dell’ennesimo scossone avvenuto nell’estrema sinistra italiana. L’ex senatore Claudio Grassi (storico “rivale” dell’attuale segretario Paolo Ferrero) ha dato vita all’associazione politica Sinistra Lavoro, che ha già raccolto centinaia di adesioni e che si pone in una prospettiva di dialogo aperto con Sel e con l’ala sinistra del Pd, in attesa di una scissione continuamente annunciata e mai concretizzatasi.

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Alle regionali di domenica scorsa, in Emilia Romagna, la lista di ispirazione “tsiprasiana” L’Altra Emilia Romagna (che correva da sola) ha totalizzato il 3,7% dei voti, riuscendo ad eleggere un consigliere, il giurista Piergiovanni Alleva, mentre Sel – alleata di Bonaccini – con il 3,23% ha riportato due eletti. Due risultati importanti, che assommati sfiorano il 7%.

Alcuni sondaggi hanno già verificato il peso elettorale di un’eventuale Partito della Sinistra che si contrapporrebbe all’inclusivo e deideologizzato Partito della Nazione renziano. Ebbene, secondo una rilevazione di Ipr per Porta a Porta, il Partito della Sinistra partirebbe già da un 9,5%. In molti sono pronti a scommettere che il leader di tale soggetto politico sarà Maurizio Landini, che invece intende a tutti i costi continuare a guidare la Fiom, vista soprattutto la delicata fase attuale. Ma nulla si può dare per scontato.

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