Nigeria, istruzioni per l’uso

Pubblicato il 26 Novembre 2014 alle 10:07 Autore: Raffaele Masto
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La Nigeria è il paese di Boko Haram, del Mend, delle prossime elezioni politiche, del petrolio, della crescita economica. Certo, ma la Nigeria è anche il paese dei paradossi, degli eccessi, delle contraddizioni, delle lacerazioni. Ma soprattutto la Nigeria è il paese dello Shakarà, parola intraducibile perché esprime un modo di comportarsi, un’indole, una sorta di personalità profonda che si manifesta nella vita quotidiana. Anzi, per la verità si esprime soprattutto nel traffico caotico e senza soluzione di continuità delle città.

Lo Shakarà

Ma che cosa è concretamente lo Shakarà? Immaginate una strada senza asfalto e piena di buche, flagellata dall’acqua che cade a secchiate durante la stagione delle piogge e intasata da auto, camion, suv e ogni genere di veicolo a motore, ma soprattutto intasata da minuscoli veicoli leggeri come il nostro vecchio “Ape Piaggio” che non sono altro che taxi collettivi dal nome improponibile, Kekenapep, che sembrano, agli occhi degli altri automobilisti, fastidiose e irritanti zanzare che si infilano, irriverenti e provocatorie, in ogni buco.

Bene, se da questo groviglio di veicoli vedete ad un certo punto esplodere una discussione animata che può anche finire in una zuffa di dimensioni colossali, ecco, quello è lo Shakarà: uomini e donne che discutono con le vene del collo gonfie di sangue pulsante e gli occhi spalancati, fuori dalle orbite che minacciano ogni genere di violenza.

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Photo by Zouzou WizmanCC BY 2.0

Le tangenti

Lo Shakarà può manifestarsi in ogni luogo della vita quotidiana e per ogni tipo di argomento, compreso lo sport e la politica e, per certi versi, è anche un evento economico. Sì, economico perché quando lo Shakarà trascende arriva la polizia e allora, per evitare arresti e botte arbitrarie si deve pagare la tangente, una sorta di tassa, una marca da bollo che va a beneficio dei primi agenti degli innumerevoli corpi di polizia e dell’esercito che battono le strade.

La polizia

Non è difficile nelle città nigeriane assistere ad un arresto. Avviene così: un non meglio specificato agente, poliziotto, soldato o vigile intima ad una vettura di fermarsi. Il conducente di questa quasi certamente cerca di sottrarsi e accelera (le targhe in Nigeria sono un optional), l’agente allora passa alle vie di fatto: pesta coi pugni o con un bastone sulla carrozzeria e poi cerca di aprire una portiera. Se ce la fa si butta a pesce all’interno dell’abitacolo dove si sviluppa una lotta senza quartiere. Per uscire l’agente pretenderà, naturalmente, la solita tangente.

La Nigeria e la corruzione

La corruzione in Nigeria è normale. Nessuno si scandalizza, nessuno denuncia nessuno. Per uno straniero partire o arrivare in un aeroporto qualunque di una città del paese e uscirne indenne è una impresa titanica: tutti chiedono soldi, tutti minacciano arresti, tutti mostrano di essere pronti a farvi perdere l’aereo. Se conoscete un ministro rivolgetevi a lui, ma non sentitevi troppo sicuri. Un ministro più potente al quale non avevate elargito denaro potrebbe lasciarvi in pasto alle cavallette della dogana, del controllo passaporti o dei bagagli.

Immagine in evidenza: Photo by Zouzou WizmanCC BY 2.0

L'autore: Raffaele Masto

Giornalista di Radio Popolare-Popolare Network. E' stato inviato in Medio Oriente, in America Latina ma soprattutto in Africa dove ha seguito le crisi politiche e i conflitti degli ultimi 25 anni. Per Sperling e Kupfer ha scritto "In Africa", "L'Africa del Tesoro". Sempre per Sperling e Kupfer ha scritto "Io Safiya" la storia di una donna nigeriana condannata alla lapidazione per adulterio. Questo libro è stato tradotto in sedici paesi. L'ultimo suo libro è uscito per per Mondadori: "Buongiorno Africa" (2011). E' inoltre autore del blog Buongiornoafrica.it
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