Cuperlo-Orfini, volano gli stracci su facebook

Pubblicato il 26 Novembre 2014 alle 15:15 Autore: Giuseppe Spadaro
matteo orfini

Duello Cuperlo-Orfini su Facebook. Caro Matteo. Caro Gianni. Botta e risposta serrato e senza complimenti tra Gianni Cuperlo e Matteo Orfini, via Facebook, sulla questione dei deputati del Pd che ieri non hanno votato il Jobs act alla Camera. Ad avviare lo scambio epistolare alcune frasi del presidente del Pd che ha definito i colleghi delle «primedonne, vittime di protagonismo a fini di posizionamento interno”.

Scrive Cuperlo a Orfini: “Sono impressionato dal tono e dal merito di queste frasi”. Il leader di Sinistradem, tra l’altro, parla di “una scelta che a tanti è costata, e non poco” e di “donne e uomini con le loro convinzioni e la loro coerenza”. Poi punta il dito direttamente contro il presidente Pd: “Che peccato, caro Matteo. Sono stato anch’io per qualche settimana presidente della nostra assemblea. Poi ho lasciato quel posto per le ragioni che sai. Qualche mese dopo un capo della tua corrente è venuto a chiedermi di non ostacolare la tua candidatura allo stesso incarico”.

E ancora: “Ti ho votato come presidente del nostro partito. Che dovrebbe essere una figura di garanzia verso tutti. Personalmente non mi sognerei mai di dire che la posizione di altre e altri, tra di noi, quando si esprime sul merito del provvedimento o di una legge risponde ad altre logiche che non siano quelle dichiarate. Mi piacerebbe che nel nostro partito questo principio fosse condiviso da tutti. Ma sarebbe giusto che a condividerlo fosse almeno il nostro presidente”.

cuperlo_orfini

Cuperlo prosegue: “Questa non è gente, Matteo. Sono parlamentari del partito che tu presiedi. Ciascuno di loro ha una biografia, risponde alla sua comunità politica e di territorio”. E chiude la lettera con un “peccato”. A stretto giro, sempre su Fb, arriva la replica di Orfini: “Quelle parole le ho dette e le ho dette perché le penso”. Per il presidente del Pd, “ieri è successa una cosa molto grave. E per me dolorosa”, perchè “se tutti ci comportassimo come ieri avete fatto voi, questo partito diventerebbe uno spazio politico, e non un soggetto politico (per citare Bersani). E non durerebbe a lungo”.

Poi Orfini apre una parentesi: “Tu ricorderai che all’inizio di questa legislatura io più di altri avevo perplessità sulla scelta di far nascere un governo insieme a Berlusconi. Ricordo un colloquio che ebbi con te in Parlamento, in cui mi spiegasti che in quelle condizioni e dopo una decisione assunta collegialmente, non si poteva che bere l’amaro calice. Perché proprio nei momenti difficili è doveroso farsi carico collettivamente delle responsabilità, anche se non si condividono quelle scelte”.

Tra l’altro, Orfini replica a Cuperlo sulla questione interna al partito: “Io non sono ‘entrato in maggioranza’ per il semplice fatto che per me non esistono più una maggioranza e una minoranza del Pd: esiste il Pd, in cui ci sono donne e uomini liberi che si impegnano, pensano, combattono per migliorare la situazione del nostro malandato Paese”. Orfini sottolinea: “Il congresso è finito l’8 dicembre, quasi un anno fa» e tra l’altro sottolinea: «Quando evitiamo di farci le caricature, riusciamo persino ad ascoltarci e a lavorare insieme”.

L'autore: Giuseppe Spadaro

Direttore Responsabile di Termometro Politico. Iscritto all'Ordine dei Giornalisti (Tessera n. 149305) Nato a Barletta, mi sono laureato in Comunicazione Politica e Sociale presso l'Università degli Studi di Milano. Da sempre interessato ai temi sociali e politici ho trasformato la mia passione per la scrittura (e la lettura) nel mio mestiere che coltivo insieme all'amore per il mare e alla musica.
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