Gianni Morandi: “Noi emiliani più a sinistra di Renzi, non ho votato alle regionali”

Pubblicato il 27 Novembre 2014 alle 18:42 Autore: Daniele Errera

Nel piccolo Comune di Monghidoro, oggi poco più di 3.000 anime, quasi settant’anni fa nasceva Gianni Morandi. Cantante, attore e conduttore televisivo ha rappresentato al meglio un volto dell’Italia. Nel piccolo schermo o negli stadi più grandi. Il suo passato politico, marcatamente di sinistra (comunista), non l’ha mai nascosto. E così fa ancora oggi quando giornalisti gli hanno chiesto per chi avrebbe votato. La risposta? Nessuno.

Non scheda bianca. Morandi non si è proprio recato alle urne per votare il rinnovo del Consiglio Regionale dell’Emilia-Romagna. La ragione per la quale? Matteo Renzi. Già, il leader del Partito Democratico non convince il cantante: “Se ci fosse stato Matteo Renzi leader di un partito negli Anni Cinquanta, io e mio papà forse l’avremmo visto come un rivale politico”. Particolare per due come i Morandi (Gianni, il figlio, ed il papà, di professione ciabattino) che hanno sempre votato a sinistra in una delle tre regioni rosse per eccellenza.

Stefano Bonaccini, ex bersaniano, oggi membro della segreteria Pd

Morandi riconosce essere un momento difficile per l’Italia: “Io dico che un momento così non se lo aspettava nessuno in Italia. Non c’è qualche spiraglio, qualche speranza vera a cui appendersi, qualche luce lontana alla quale ispirarsi, a parte le parole che dice ogni tanto Papa Francesco”. Poi, tuttavia, riprende il concetto di speranza: “Sono ottimista, credo nei giovani, credo che salveranno l’Italia e non solo”.

Ma il cuore del discorso resta sempre la delusione per l’Emilia Romagna, regione di sua provenienza. Come cittadino, sempre attivo, sostiene come si sia riconosciuto deluso dalla situazione politica regionale e non solo: “Un mese prima delle elezioni è successo lo scandalo in Regione. Sembrava che a casa nostra non succedessero queste cose, invece anche loro alla fine hanno messo le mani nella marmellata”. Rimarca il suo ‘non voto’: “Ecco, io sono uno di quel 63% che non è andato a votare: ma forse anche perché davo per scontato l’esito, pensavo che alla fine Bonaccini avrebbe vinto e forse non c’era bisogno di grande sostegno”. Ma è stata la prima astensione in 70 anni di vita: “Ci rimani male. Non so se è Renzi che non ha portato la gente a votare, però in Emilia c’è uno zoccolo duro che sta un po’ più a sinistra di lui”. Da Togliatti a Renzi: un passo troppo lungo per la sinistra che si è sentita, si sente e si sentirà sempre tale.

L'autore: Daniele Errera

Nato a Roma classe 1989. Laureato in Scienze Politiche e Relazioni Internazionali con la tesi "Dal Pds al Pd: evoluzione dell'organizzazione interna". Appassionato di politica, ha ricoperto vari ruoli nel Partito Democratico e nei Giovani Democratici. E' attivo nell'associazionismo territoriale.
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