La Turchia dice no all’arbitro gay

Pubblicato il 28 Novembre 2014 alle 15:50 Autore: Stefano Merlino
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Essere gay in un mondo così carico di pregiudizi è davvero difficile se non impossibile. Ne sa qualcosa Halil Dincdag, esperto arbitro turco che è stato costretto dalla sua Federcalcio ad appendere per sempre il fischietto al chiodo per il suo orientamento sessuale. Fa davvero strano pensare che i fatti che ora vi racconteremo, si siano svolti in un paese come la Turchia che ha più volte dichiarato di sentirsi ‘occidentale’.

IL SOGNO DI TANTI RAGAZZI – Il signor Dincdag, originario di Trebisonda, aveva un sogno nel cassetto: diventare un arbitro importante, un po’ come i suoi più celebri connazionali che ora calcano terreni internazionali. Il suo percorso è cominciato circa una decina d’anni fa, negli sperduti campetti turchi immersi in scenari mozzafiato. Il ragazzo ha talento, e in poco tempo ecco il mondo dei professionisti, gradino più basso del calcio turco. Il successo sembrava assicurato, fino a quando Halil fa ‘coming out’, ovvero dichiara al mondo di essere omosessuale.

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NO AI GAY – Ma è proprio qui che inizia l’inferno che lo porterà a salutare i suoi affetti, le sue passioni e la sua amata Turchia. Per l’esercito turco che l’aveva chiamato per il servizio di leva, il suo essere gay significa ‘essere un malato mentale’ e per questo viene immediatamente rispedito a casa. Il coraggioso Dincdag decide quindi di dedicarsi alla sua più grande passione, l’arbitraggio, ma anche qui accade qualcosa di incredibile. La Federcalcio turca, la TFF, lo ‘allontana’ dal mondo del calcio per ‘mancanza di qualità’: sarebbe troppo pericoloso avere un fischietto gay nella Süper Lig (la Serie A turca, ndr). L’ex fischietto non può più dirigere alcuna partita che si svolge nel territorio turco e si ritrova solo, perché tutti i suoi ex colleghi non vogliono avere più nulla a che fare con un gay.

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CORAGGIO – Dincdag, che intanto sta girando l’Europa per raccontare la sua storia, riscuotendo notevole successo, attende a giorni la sentenza di un tribunale turco che potrebbe condannare la Federcalcio. A lui poco importa di un risarcimento, vuole tornare in campo. In bocca al lupo coraggioso Halil.

L'autore: Stefano Merlino

Sono nato nel 1987 e da sempre mi piace scrivere. stefano.merlino@termometropolitico.it (Twitter: @stefano_mago)
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