Referendum uscita Euro, lite Grillo-Salvini

Pubblicato il 10 Dicembre 2014 alle 16:13 Autore: Redazione

Il leader del Movimento Cinque Stelle, Beppe Grillo,  è intervenuto,  in diretta dal Senato, in una conferenza stampa per presentare il referendum sull’uscita dall’Euro. “E’ chiaro che l’euro non è più sostenibile”, dicono i Cinque Stelle, sostenendo che anche una parte del Pd sia favorevole all’uscita dalla moneta unica. “Rincorrere il deficit, aumentare il debito, sono un circolo vizioso per l’economia italiana che non ci permette di capire come vivono i cittadini italiani”, spiega il deputato grillino Giorgio Sorial.

“L’euro è stato applicato con le stesse modalità a Paesi poveri e ricchi, costringendo così Paesi deboli a rincorrere Paesi forti: questa situazione porta malessere, non benessere. Abbiamo cittadini che si ritrovano in condizioni economiche fragili, che sono inevitabilmente più soggetti a logiche di voto di scambio. Tutto è correlabile alle politiche economiche che non si fanno in Italia. Vincolati come siamo al 3% e agli zero virgola, non possiamo investire. Invece dovremmo poter spendere, ma per i cittadini. Abbiamo governi, come quello di Renzi, che spende per marchette, mentre noi, con la nostra Finanziaria buona, proponiamo di spendere per scopi utili, come il dissesto idrogeologico. Una moneta nostra ci permetterebbe di controllare gli investimenti da fare e spendere quella moneta per i cittadini italiani senza rincorrere logiche di riduzione del debito”.

“Non dobbiamo più dimostrare chi siamo, siamo quel che siamo. Abbiamo superato la fase degli scontrini”, rivendica poi Grillo, spiegando: “Noi siamo un corpo estraneo, e cercano di espellerci, ci hanno messo in un angolo”. Non manca una stoccata al leader della Lega Nord Matteo Salvini, che aveva definito “una presa in giro e una perdita di tempo” il referendum M5S. “E’ stato messo lì per togliere noi dal confronto dialettico. Hanno rubato, hanno rubato anche loro, e sono stati 8 anni al governo. Maroni ha finanziato con 32 mln di euro i campi nomadi. La Lega c’era dentro”.

 

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