Marino: mafia a Roma fino al 2013. Replica la Bindi: no, anche dopo

Pubblicato il 18 Dicembre 2014 alle 16:48 Autore: Daniele Errera

Aria pesante nel Pd. E’ l’inchiesta ‘Mafia Capitale’, denominazione giornalisticamente preferita a ‘Mondo di Mezzo’ (nome affibbiatole dal nucleo operativo che gestisce il caso), che scuote i leader dem. Ignazio Marino, sindaco di Roma, si scontra con Rosy Bindi, Presidente della Commissione Parlamentare Antimafia.

L’inchiesta della Magistratura ha fatto saltare molte teste. Ed altre si aspetta cadano a breve. E la casta politica non è esclusa, anzi. Le organizzazioni criminali, senza l’appoggio politico, restano tali e non si trasformano nel fenomeno mafioso che ormai, da quanto si evince dalle rivelazioni, a Roma è insediato da tempo. Marino è stato ascoltato ieri in Commissione Antimafia dai componenti parlamentari, ma prima si è tolto alcuni sassolini dalle scarpe, rilasciando più dichiarazioni: “Abbiamo portato molti documenti che indicano con chiarezza che il malaffare, la presenza di infiltrazioni mafiose in Campidoglio si sono fermate al giugno 2013”.

ignazio marino e rosy bindy

Il centrosinistra non c’entra, sostiene. Al cambio di consiliatura tutto è cambiato, riferisce. “Durante la precedente consiliatura – afferma Marino – la mafia aveva rapporti organici con figure apicali che ora sono agli arresti, mentre con questa amministrazione ci sono stati solo tentativi”. E continua sul solco della questione morale: “quei criminali hanno fatto patti solo con una parte della politica, quella malata e cattiva”. Il centro sinistra, quindi, è salvo, secondo le parole del sindaco capitolino. Questi, poi, di fronte alla Commissione Antimafia ha affermato come “non avevamo dato fastidio solo singoli interessi privati che volevano arricchirsi. Avevamo a che fare con una cupola criminale con ramificazioni inquietanti. Stiamo di fronte ad una sfida culturale. La legalità deve essere un elemento cardine della nostra giunta”.

Non è dello stesso avviso Rosy Bindi. Pur prendendo le distanze, afferma come “la mafia si sia insediata e abbia fatto il salto di qualità con Alemanno ma è innegabile che ha avuto rapporti politici anche con la sua giunta”. Replica a stretto giro quella di Ignazio Marino: “Nessuno della mia amministrazione è indagato per associazione mafiosa” e ricorda come “l’assessore Ozzimo e il presidente dell’Assemblea capitolina, che si sono dimessi, sono indagati per corruzione”. Una bella differenza rispetto ad ‘associazione mafiosa’. Non ci sta Bindi e, concludendo, risponde al sindaco: “ma chi è indagato per corruzione in un ‘indagine per mafia è comunque un interlocutore e forse il terminale o l’arma impropria che viene utilizzata”.

L'autore: Daniele Errera

Nato a Roma classe 1989. Laureato in Scienze Politiche e Relazioni Internazionali con la tesi "Dal Pds al Pd: evoluzione dell'organizzazione interna". Appassionato di politica, ha ricoperto vari ruoli nel Partito Democratico e nei Giovani Democratici. E' attivo nell'associazionismo territoriale.
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