Alfano: “Testimoni giustizia assunti in pubbliche amministrazioni”

Pubblicato il 19 Dicembre 2014 alle 11:59 Autore: Felice Tommasino

Testimoni giustizia potranno essere assunti nelle pubbliche amministrazioni. È quanto è stato reso noto ieri dal ministro dell’Interno Angelino Alfano. Il regolamento sulle assunzioni dei testimoni di giustizia nella pubblica amministrazione sarebbe stato firmato sia dal ministro dell’Interno che dal ministro per la Semplificazione e la Pubblica Amministrazione Marianna Madia.

Alfano: “Necessario e doveroso riconoscimento dello Stato”

Testimoni di giustizia sono tutti coloro che hanno subito un reato o vi hanno assistito e che hanno avuto la forza di denunciarlo alle forze di polizia. Il ministro dell’Interno ha dichiarato: “Sarà possibile per questa categoria di persone, parificate per questo aspetto alle vittime del terrorismo e della criminalità organizzata, accedere ad un programma di assunzione in tutte le pubbliche amministrazioni, dello Stato e degli enti locali”. Ha inoltre sottolineato: “Un provvedimento che va nella direzione di assicurare a chi ha offerto un contributo essenziale alla giustizia il necessario e doveroso riconoscimento dello Stato”.  In Italia, i testimoni di giustizia sono 88. A loro si aggiungono, sotto la tutela del Viminale i loro familiari: 253, di cui 103 sono minorenni. Oltre ai testimoni di giustizia, saranno inseriti nel programma di assunzioni anche le vittime del terrorismo e della criminalità organizzata.

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Per procedere alla loro assunzione, il ministero dell’Interno e le amministrazioni interessate lavoreranno insieme per l’individuazione dei posti di lavoro disponibili. Posti che dovranno comunque avere requisiti coincidenti con le esigenze di tutela di ogni singolo testimone di giustizia.

La soddisfazione di molti parlamentari

Soddisfazione, in merito al provvedimento, è stata espressa da più parlamentari. Davide Mattiello del Pd, componente della Commissione Giustizia e Antimafia, ha dichiarato: “Con questo decreto si rafforza il principio di responsabilità dello Stato nei confronti di chi denuncia: una responsabilità che non si esaurisce con la fine dei processi o con la capitalizzazione”. Ed ha aggiunto: “La strada per una complessiva riforma della materia è imboccata”. Gli fanno seguito le parole di Rosanna Scoppelliti, capogruppo Ncd alla Commissione Difesa della Camera e presidente del Comitato Beni Confiscati presso la Commissione Parlamentare Antimafia: “Finalmente lo Stato sta dimostrando con i fatti di stare veramente al fianco di coloro che hanno il coraggio ed il senso civico di non sottostare in silenzio ai soprusi del crimine”. La Scoppeliti ha poi aggiunto: “Non è ancora il massimo, perché i testimoni di giustizia devono ottenere anche altre gratificazioni e tutele, ma è già un segnale che va verso l’esortazione del capo dello Stato, e cioè che alle ingiustizie non si risponde con l’antipolitica ma con la buona politica”.

L’appello di Ignazio Cutrò

Proprio nella giornata di ieri, tramite le parole di Ignazio Cutrò, presidente dell’Associazione Nazionale, era arrivato l’appello dei testimoni di giustizia: “Il regalo più bello che possono fare a un testimone di giustizia è portarlo a lavorare. Lo Stato vince e manda un segnale a Cosa Nostra quando fa tornare al proprio lavoro un imprenditore che ha denunciato il pizzo. Lanciamo un forte appello alle istituzioni: non facciano fallire le nostre imprese. Il lavoro è dignità”. Ha aggiunto: “Finalmente siamo riusciti grazie al nostro impegno, al vice ministro Bubbico che ci ha messo la faccia e al contributo della parte sana della politica a centrare un obiettivo: quello dell’assunzione dei testimoni di giustizia nella pubblica amministrazione”. Precisando inoltre: “È accaduto in Sicilia, grazie al presidente Rosario Crocetta, ma a livello nazionale il decreto attuativo è ancora fermo”.

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L'autore: Felice Tommasino

Classe 1991, cilentano. Laureando in Editoria e Pubblicistica all'Università degli Studi di Salerno. Su Twitter @felicetommasino
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