Quirinale, Romano Prodi resta il più gettonato Bersani “Non voglio bruciare nome di Prodi”

Pubblicato il 9 Gennaio 2015 alle 09:45 Autore: Gabriele Maestri

La partita per il Quirinale non è ufficialmente aperta ma il nome di Romano Prodi è e resta al momento il più gettonato.

Non a caso la discussione si scalda nel Pd dopo la votazione che ha visto sul nome di Prodi ben 101 franchi tiratori. Tra movimento di opinione, sia di favorevoli che contrari, l’ex premier e padre fondatore dell’Ulivo non sembra avere temibili concorrenti.

Bersani: non voglio bruciare nome Romano Prodi

“Io non ho proposto Prodi, ho parlato per me. Figuriamoci se io voglio bruciare Prodi! Ma che potevo dire, che non andrebbe bene per il Colle? Proprio io che mi sono dimesso su quella vicenda?”.

Pier Luigi Bersani, in un colloquio con la Stampa, smentisce di star pensando a se stesso come candidato al Quirinale, viste anche le continue critiche al premier Matteo Renzi. “Io sparo a zero tutti i giorni mentre invece altri se ne stanno buoni e zitti come usa fare in questi frangenti. Non rinuncio a dire la mia, quindi…”.

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Renzi, aggiunge Bersani, “proverà dalla quarta votazione in poi a procedere sulla base di un accordo che coinvolga l’Ncd e Forza Italia, su un nome che sia ben accolto anche dal Pd. Insomma, non vorrà certo fare uno scontro frontale”.

Zampa (prodiana Pd) “Prodi candidato possibile ma indisponibile”

Per la deputata del Pd Sandra Zampa, da sempre molto vicina alle posizioni di Romano Prodi, “bisogna partire dall’indisponibilità del Professore. Il tempo è dinamico, non è fermo…Il tempo passa. E passando ha determinato un cambio nel punto di vista del Professore. L’ha detto anche Bersani: ‘Non dico altro perché Prodi si arrabbia…'”.

La vicepresidente del Pd intervistata da Repubblica dopo l’endorsement di Pierluigi Bersani a una candidatura del Professore di Bologna al Quirinale spiega: “Bersani parla del Professore sempre con affetto sincero. Se comunque parliamo di fantapolitica, posso dirle che il nuovo Presidente non deve essere il candidato di una parte, né deve sanare un vulnus. Il Pd deve cercare il Presidente di cui l’Italia ha bisogno. E basta. L’unica cosa che non si può fare è che qualcuno ponga dei veti. Questo sarebbe inaccettabile. Per il Pd e per la comunità che rappresentiamo. Dentro e fuori dal Pd. Comunque credo che nel Pd non ci siano veti. Quello del 2013 fu un voto determinato da una molteplicità di ragioni diverse che finirono per intrecciarsi. La trattativa va fatta con tutti compreso il Movimento 5 Stelle”.

 

 

 

L'autore: Gabriele Maestri

Gabriele Maestri (1983), laureato in Giurisprudenza, è giornalista pubblicista e collabora con varie testate occupandosi di cronaca, politica e musica. Dottore di ricerca in Teoria dello Stato e Istituzioni politiche comparate presso l’Università di Roma La Sapienza e di nuovo dottorando in Scienze politiche - Studi di genere all'Università di Roma Tre (dove è stato assegnista di ricerca in Diritto pubblico comparato). E' inoltre collaboratore della cattedra di Diritto costituzionale presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Parma, dove si occupa di diritto della radiotelevisione, educazione alla cittadinanza, bioetica e diritto dei partiti, con particolare riguardo ai loro emblemi. Ha scritto i libri "I simboli della discordia. Normativa e decisioni sui contrassegni dei partiti" (Giuffrè, 2012), "Per un pugno di simboli. Storie e mattane di una democrazia andata a male" (prefazione di Filippo Ceccarelli, Aracne, 2014) e, con Alberto Bertoli, "Come un uomo" (Infinito edizioni, 2015). Cura il sito www.isimbolidelladiscordia.it; collabora con TP dal 2013.
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