Landini: “La sinistra non c’è più in Italia. Cofferati può essere il nostro Tsipras”

Pubblicato il 19 Gennaio 2015 alle 12:07 Autore: Daniele Errera
maurizio landini

Maurizio Landini ha un nuovo schema politico in testa. E lo condivide con tutti i lettori, per mezzo di un’intervista al Corriere della Sera. Un nuovo polo di sinistra con a capo l’ex numero 1 della Cgil, Sergio Cofferati che ha lasciato da qualche giorno il Pd suscitando polemiche un acceso dibattito interno.

Landini è schietto: niente nuovi partiti, piuttosto “nuove forme di aggregazione, penso a tante persone che possono finalmente tornare a partecipare, organizzandosi nella forme che più ritengono opportune”. Fabrizio Roncone, giornalista del Corriere, punge sul tasto tanto caro ai cuori della sinistra e delle sue ultime esperienze: Tsipras. “Non so se è un modello esportabile”, afferma il numero 1 della Fiom. “Però so – continua Landini – che è estremamente interessante come certi meccanismi di elaborazione del cambiamento possano mettersi in moto proprio come si sono messi in moto in Grecia: in questo senso, naturalmente, un personaggio del carisma di Cofferati, con le sue grandi qualità etiche e morali, può certamente contribuire ad accelerare un percorso simile anche qui. Dove pure è necessario andare oltre l’idea di sinistra classica”. Invito declinato però dal diretto interessato: “Non sono uscito dal Pd per fondare un altro partito, nè per entrare in una nuova formazione politica – ha detto Cofferati a Radio Città Futura – mi limiterò a fare un’associazione culturale, nulla di più”.

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Landini esplica il nuovo corso della politica italiana: “qui il punto non è se adesso nascerà o meno una forza a sinistra del Partito democratico. Qui la scena è più grave. Qui dev’essere chiaro a tutti che il processo in atto, come testimonia in modo emblematico anche la vicenda Cofferati, è più profondo. La sinistra non c’è più in Italia. Il dato, purtroppo, è ufficiale e definitivo. Siamo innanzi a un passaggio di drammatica rottura nella storia politica e sindacale del Paese”.

Landini continua sulle primarie del Partito Democratico, la cui gestione poco trasparente ha portato alle dimissioni Cofferati: “il Pd s’era dotato delle primarie, immaginando, sperando che potessero essere uno strumento capace di determinare novità e partecipazione. Bene: dobbiamo prendere invece atto che è uno strumento che allontana i giovani e porta alle dimissioni persone come Sergio, che quel partito ha addirittura contribuito a fondarlo. E perché accade tutto ciò? Accade perché anche nelle primarie del Pd prevalgono lobby e logiche di potere, perché pur di vincere è lecito portare a votare i fascisti, perché diventa secondario che siano state riscontrate irregolarità”. Quindi passa alla Serracchiani, che aveva difeso la consultazione ligure: “alla fine ci tocca anche sentire la Serracchiani che dice: “Non si rimane solo se si vince”. Ma si vince cosa? Si vince come? E il rispetto delle regole? E l’onestà? Io sono mesi che parlò di onestà, che invoco onestà”.

Landini conclude attaccando ancora il partito di cui Renzi è segretario e leader. La gestione delle primarie, le azioni del Governo Renzi e la nuova filosofia organizzativa sono solo alcune delle debolezze dem, secondo il leader Fiom. Che afferma: al Nazareno “leggessero bene il sondaggio pubblicato dal Corriere: con il Pd che è in caduta libera e con il governo che non gode più di tanti consensi. Del resto, cancellano lo statuto dei lavoratori, varano provvedimenti in cui si depenalizza la frode e, di fatto, l’evasione fiscale. E poi tengono il Paese legato a quel misterioso patto del Nazareno, in cui sembra sia stato deciso addirittura il nome del prossimo Presidente della Repubblica. Gente così pensa davvero di poter dare lezioni di etica e morale a Cofferati?”

Daniele Errera

L'autore: Daniele Errera

Nato a Roma classe 1989. Laureato in Scienze Politiche e Relazioni Internazionali con la tesi "Dal Pds al Pd: evoluzione dell'organizzazione interna". Appassionato di politica, ha ricoperto vari ruoli nel Partito Democratico e nei Giovani Democratici. E' attivo nell'associazionismo territoriale.
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