Scelta Civica: il giorno dopo la diaspora, da Lanzillotta al duo Scilipoti-Razzi

Pubblicato il 7 Febbraio 2015 alle 15:46 Autore: Emanuele Vena
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Risveglio amaro per Scelta Civica, all’indomani della decisione della quasi totalità del gruppo al Senato di passare tra le file del PD. Continuano ancora le polemiche e nella questione intervengono anche due transfughi illustri del passato, come Domenico Scilipoti ed Antonio Razzi.

A calare il sipario sulla storia di Scelta Civica è Linda Lanzillotta, una dei transfughi, intervistata dal Messaggero. «Rispetto al 2013 è cambiato tutto. Allora, come è scientificamente provato dagli studi dei flussi elettorali, Scelta Civica sottrasse a Silvio Berlusconi i voti con i quali avrebbe vinto le elezioni. Oggi il Pd, che non ha più i condizionamenti di allora come la Cgil, è il vero motore delle riforme”.

Lanzillotta non rinnega l’esperienza di Scelta Civica, che “ha rappresentato quei segmenti dinamici del ceto medio italiano che, sulla base di valori liberaldemocratici, intendono contribuire a far uscire l’ Italia dalla crisi”. Tuttavia, non disdegna una stoccata a Mario Monti, padre putativo della formazione politica: “Il senatore Monti mantiene una statura internazionale, ma la sua avventura politica non è stata felice. La politica è una cosa complessa e spesso è fatta di amarezze. Lui ha scelto di tirarsene fuori. Più che noi a lasciare lui, è stato lui a lasciare noi”.

Sulla stessa lunghezza d’onda si trova anche Gianluca Susta, altro transfugo dell’ultima ora: “Quattro o cinque anni fa il Pd aveva assunto una fisionomia di sinistra, socialista, mentre io e altri vagheggiavamo il partito riformista del Lingotto. Adesso il ciclone Renzi ha cambiato tutto e noi ritroviamo nella politica del premier l’incrocio con l’agenda Monti”. Ecco perché “ci convince l’appello di Renzi a ricostruire una casa riformista”.

Intervistato da Repubblica, Susta rivendica i meriti di Scelta Civica e di Mario Monti: “l’Italia dovrà rendere merito a Monti di avere salvato l’Italia dal baratro. E senza il 10% di Scelta civica del 2013 il rinnovamento del Pd non sarebbe avvenuto come è avvenuto”. E sul futuro precisa: “Al momento non entriamo nel Pd, ma nel gruppo del Senato perchè ci sono ancora molti aspetti da chiarire”.

Respinte le accuse di “scilipotismo”: “io sono stato presidente del gruppo per un anno e mezzo e quindi, caso mai, la poltrona la perdo”. Quindi la stoccata ad Enrico Zanetti, sottosegretario all’Economia molto critico verso gli ormai ex compagni di partito: “Alcuni la poltrona dentro al governo ce l’avevano prima e continuano ad averla. Altri come Enrico Zanetti stanno al governo da due anni: speriamo che continui con Sc e che ce la faccia. Avremmo sbagliato noi. Ma siamo sicuri di no”.

Scelta Civica in crisi: parlano anche Scilipoti e Razzi

E a proposito di “scilipotismo”, arriva l’opinione di due precedenti illustri. “Quando è successo a me pareva finisse il mondo! Se uno va al centrodestra è uno scandalo, se invece uno va al centrosinistra non succede niente…” l’opinione di Antonio Razzi, celebre per la fuga di fine 2010 dall’Italia dei Valori in soccorso dell’allora governo di centrodestra. Intervistato da QN, Razzi aggiunge: “Allora era una situazione straordinaria, c’era un ‘complottò contro il presidente Berlusconi”.

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Gli fa eco lo stesso Domenico Scilipoti, che ebbe “l’onore” di subire l’intestazione del neologismo politico in questione. Intervistato dal Tempo, l’ex dipietrista accusa: “È molto scorretto e incoerente sostenere che i parlamentari che passano da sinistra a destra siano dei ‘venduti’ mentre quelli che fanno il percorso inverso, da destra a sinistra, persone perbene. Mi piacerebbe che tutti quelli che hanno attaccato me e gli altri deputati negli anni passati perchè salvammo il governo Berlusconi, che tra l’altro resta l’ultimo esecutivo indirettamente eletto dal popolo, riconoscessero ora che all’epoca si sbagliavano”. E aggiunge: “Rifarei anche oggi la scelta che mi ha portato, alla fine del 2010, a salvare il governo Berlusconi. La rifarei perchè era basata sull’interesse comune, il principio che mi ha guidato in Parlamento fin dall’inizio”.

Bombassei e il cattivo gusto

Amareggiato Alberto Bombassei, deputato di Scelta Civica e vicepresidente di Confindustria. Intervistato dal Corriere della Sera spiega, a proposito dei transfughi: “Spero non siano condizionati da uno spirito conservatore, anche della loro posizione. Li stimo e mi rifiuto di pensare che ci sia opportunismo”. Ma attacca: “con tutto il rispetto e l’amicizia, fare questa scelta quarantotto ore prima del congresso di Scelta civica! Trovo tutto questo di cattivo gusto”. Poi l’auspicio: “Io andrò al congresso. E spero che domenica si decida di andare avanti con il progetto di Mario Monti: una casa comune per liberali, riformisti, cattolici e laici”. E avverte: “Penso che dobbiamo rinegoziare la nostra presenza nella maggioranza di governo: nessuna obbedienza cieca a chi dice di schiacciare il bottone rosso o quello verde”.

L'autore: Emanuele Vena

Lucano, classe ’84, laureato in Relazioni Internazionali presso la Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Bologna e specializzato in Politica Internazionale e Diplomazia presso la Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Padova. Appassionato di storia, politica e giornalismo, trascorre il tempo libero percuotendo amabilmente la sua batteria. Collabora con il Termometro Politico dal 2013. Durante il 2015 è stato anche redattore di politica estera presso IBTimes Italia. Su Twitter è @EmanueleVena
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