Lega, duro affondo del segretario Salvini: non mi piacciono i DC rigenerati come Mattarella

Pubblicato il 19 Febbraio 2015 alle 09:16 Autore: Giuseppe Spadaro

La Lega di Salvini continua la sua strategia fatta di dura opposizione e distinguo anche rispetto alle altre forze politiche di opposizione. Mentre le altre forze parlamentari ed i loro leader hanno avuto e avranno incontro col nuovo capo dello Stato Salvini ha scelto una strada diversa.

Dopo aver disertato la cerimonia di insediamento del nuovo Capo dello Stato il segretario della Lega ha spiegato di non voler partecipare all’incontro tra Mattarella e la delegazione del suo partito. Ed oggi motiva ancora meglio questa decisione con un’intervista alla Stampa e Secolo XIX, in cui sottolinea che quando era ragazzo entrò “nella Lega per contrastare la Democrazia Cristiana dei De Mita, degli Andreotti e dei Forlani, i loro accordi con il Psi di Amato”.

mattarella attaccato da salvini

Passa poco ed arriva il duro affondo: “Non mi piacciono i democristiani rigenerati come Mattarella. Se vorrà andrò dal capo dello Stato quando potrò valutare i suoi primi atti concreti come presidente della Repubblica. Intanto il giudizio sul suo passato per la Lega è chiarissimo”. All’incontro parteciperanno i capigruppo della Lega alla Camera e al Senato”.

Lega alle elezioni regionali da sola in Liguria

Quanto alle regionali, Salvini sottolinea che “il migliore, Edoardo Rixi, sarà il candidato della Lega in Liguria. Lo abbiamo già presentato, il 7 marzo torno a Genova e lanciamo la campagna elettorale. Basta”.

La Lega andrà da sola: tra tre mesi si vota, precisa, “e Forza Italia non ha ancora scelto che candidato presentare”. Ribadisce il suo no ad un’alleanza con Alfano. Dalla Liguria al Veneto: “tutti i sondaggi ci dicono che possiamo andare anche da soli. E io non ho voglia di trattare, stare lì a mediare per un mezzo voto in più o in meno”.

Maroni a Salvini: lasciare autonomia ai territori

“Salvini o Tosi? In un certo senso hanno ragione entrambi”. Il governatore della Lombardia Roberto Maroni interviene, con un’intervista al Corriere della Sera, nel ‘duello’ tra il segretario del Carroccio e il sindaco di Verona. “C’è un partito di lotta e uno di governo, come si diceva una volta. Matteo ama la chiarezza e la semplicità e dice che con chi sta al governo con Renzi non ci si può alleare. Come dargli torto?”.

“La sua è una prospettiva nazionale che chiede che le scelte nei territori siano omogenee a quelle del federale. Flavio rivendica l’autonomia decisionale del Veneto e chiede che venga applicato lo statuto in vigore. Ma la contraddizione è solo apparente e per noi deve rappresentare una sfida, non un ostacolo”.

“Io credo che il nostro statuto non vada cambiato – aggiunge il governatore lombardo – e che sia giusto lasciare ai territori l’autonomia sulle scelte politiche locali. Io amministro la Regione più importante d’Italia con una maggioranza che tiene insieme la Lega e il Nuovo Centrodestra. Questo modello sta funzionando bene e anzi credo che la sfida sia esportarlo fuori dalla Lombardia. Certo tocca all’Ncd nazionale cambiare pelle, non a noi della Lega che siamo sempre stati coerenti nelle nostre scelte”. Ma “qui c’è un centrodestra che vince e governa bene, nel resto del Paese il centrodestra è diviso e non funziona”.

L'autore: Giuseppe Spadaro

Direttore Responsabile di Termometro Politico. Iscritto all'Ordine dei Giornalisti (Tessera n. 149305) Nato a Barletta, mi sono laureato in Comunicazione Politica e Sociale presso l'Università degli Studi di Milano. Da sempre interessato ai temi sociali e politici ho trasformato la mia passione per la scrittura (e la lettura) nel mio mestiere che coltivo insieme all'amore per il mare e alla musica.
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