Riforma Rai, Renzi: “Si parte a marzo”. Ma le opposzioni attaccano

Pubblicato il 24 Febbraio 2015 alle 09:47 Autore: Ilaria Porrone
logo rai

Riforma della Rai, dopo le dichiarazioni di Renzi esplodono le polemiche delle opposizioni. Forza Italia, sulle pagine de ‘Il Mattinale’ attacca il premier: “è in malafede”, il M5s invoca l’intervento del Presidente della Repubblica, Matteo Salvini  invece critica Renzi che vuole mandare via i partiti dalla tv di Stato “perché ci deve essere solo lui”.

Se le opposizioni sono critiche, anche nel Governo le posizioni non sembrano convergere, in particolare quando si parla di ‘inutilità’ dei tre tg, Matteo Richetti  (PD) afferma che “sarà sufficiente una rete all news” e che “le 20 sedi regionali sarebbe bene accorparle”, nell’NCD Fabrizio Cicchitto boccia però la proposta.

Renzi: “Si parte a marzo”

La volontà del Governo è però quella di continuare sul riordino della tv pubblica, dettando i anche tempi : “si parte a marzo”, aveva dichiarato infatti Matteo Renzi, che si è espresso anche sulle modalità: “il disegno di legge, purché però la partita la si chiuda in tempi brevi” – altrimenti – “se ci sono le condizioni di necessità e urgenza” non si esclude il decreto, “come prescrive la Costituzione”

“Il punto di partenza è la convinzione che il governo dell’azienda, oggi nelle mani di procedure burocratiche complicatissime, diventi più efficiente e più efficace” ha dichiarato il premier, che ha aggiunto: “pensiamo che la Rai debba essere il grande motore dell’identità educativa e culturale del Paese e in quanto tale non possa essere normata da una legge che si chiama Gasparri. Lo dico perché ho un’idea dell’identità educativa e culturale diametralmente opposta a quella di Maurizio Gasparri”. Una dichiarazione che ha provocato la reazione dell’ex ministro, il quale ha twittato subito dopo: “Renzi è un vero imbecille”.

rai

La data per la presentazione in Consiglio dei ministri, ma il governo sta lavorando a un testo articolato su più fronti: la revisione delle norme su cda e manager, con la creazione di un vero amministratore delegato, un board ridotto, nominato in base a criteri che lascino la titolarità al parlamento, ma con meccanismi per garantire l’indipendenza dai partiti; la riforma del canone.

Tempi stretti

I tempi però sono molto stretti: l’attuale vertice dell’azienda scade a fine aprile con l’approvazione del bilancio, ma la presidente Anna Maria Tarantola è entrata in carica a luglio. Renzi vorrebbe arrivare al rinnovo in estate o in autunno con una nuova legge che riveda l’assetto e garantisca risorse certe.

Ma è proprio sull’ipotesi d’urgenza che arriva l’attacco delle opposizioni. Il presidente della commissione di vigilanza Roberto Fico (M5s),  ha dichiarato “non si può procedere ad una riforma della governance della Rai per decreto legge esautorando il parlamento in una materia che è propria del parlamento. Né eliminare ogni tipo di discussione in questa sede per poter gestire velocemente le nuove nomine del consiglio di amministrazione che dovranno essere fatte da qui a breve” e ha aggiunto: “il presidente della Repubblica non potrà far finta di niente e sottovalutare questo aspetto”.

Ilaria Porrone

L'autore: Ilaria Porrone

Classe 1987, vive a Roma. Laureata in Relazioni Internazionali presso l’Università di Roma Tre. Appassionata di storia e comunicazione politica, nel tempo libero è una volontaria della ONG Emergency. Collabora con Termometro Politico dal 2014. Su twitter è @IlariaPorrone
Tutti gli articoli di Ilaria Porrone →