Sovraffollamento delle carceri, l’Italia è prima tra i paesi Ue

Pubblicato il 29 Aprile 2014 alle 19:25 Autore: Redazione
carcere

Numero dei detenuti superiore ai posti disponibili, spesa eccessiva per il loro mantenimento, tempi per il processo troppo lunghi: sono questi i principali problemi del sistema carcerario italiano secondo i rapporti SPACE I e SPACE II pubblicati dal Consiglio d’Europa. I dati dei 47 paesi aderenti al Cd’E fanno riferimento all’anno 2012. Mancano, però, le statistiche della Grecia, unico stato membro a non inoltrare la documentazione necessaria all’elaborazione dei documenti. L’Italia è seconda per sovraffollamento delle carcerari tra i paesi del Consiglio d’Europa – la Serbia si trova in testa alla speciale classifica – e al primo posto se si considera soltanto il blocco delle 28 nazioni dell’Unione europea, con 145,5 detenuti per ogni 100 posti disponibili. A due anni dalla sentenza della Corte europea dei diritti dell’Uomo, che ha sanzionato il nostro paese per aver superato il limite di metri quadri previsto per ogni detenuto, il governo italiano non è ancora intervenuto, ignorando i moniti del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e gli appelli dei Radicali. Questi i numeri dell’emergenza carceri italiana: il Belpaese ha stabilito due nuovi record. Presenta, infatti, la più alta concentrazione di detenuti stranieri (23.773, il 36% dell’intera popolazione carceraria), ma non solo, il numero dei detenuti in attesa di giudizio è superiore alla media (12.911 secondo le statistiche del Cd’E, di cui 10.717 sono stranieri). Inoltre, nel 2012, ci sono stati 63 suicidi, di poche unità sotto la soglia massima toccata in Francia (100). Infine, è stato reso noto che ogni detenuto costa allo Stato 123,75 euro al giorno. L’assemblea di Strasburgo fa notare che “nonostante si assista a un aumento significativo del numero di persone in libertà vigilata o assegnate a istituti di controllo, spesso molti paesi non introducono in modo sufficiente pene alternative alla detenzione e ricorrono raramente a queste ultime come pene sostitutive alla detenzione provvisoria”.

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