La Sinistra del Pd e la tattica formale

Pubblicato il 16 Marzo 2015 alle 09:49 Autore: Livio Ricciardelli
pier luigi bersani, pd, riforme

Nell’assemblea bolognese di Area Riformista (senz’altro la parte di minoranza Pd più ostile al nuovo corso renziano, assieme a SinistraDem di Gianni Cuperlo) Pierluigi Bersani ha allontanato qualsiasi tentazione scissionista. Un messaggio al suo partito ma anche alla neo costituita Coalizione Sociale di Maurizio Landini, che cerca sponde seppur non di tipo partitico. Ma al tempo stesso ha dichiarato che l’Italicum, per quanto gli riguarda, è invotabile.

Quella appena passata è stata alla Camera dei Deputati la settimana delle riforme costituzionali e del nuovo Senato. Sulla modifica della Camera Alta l’opposizione interna a Renzi ha sempre contestato l’elezione di secondo livello prospettando in taluni casi, di concerto con i falchi forzisti, l’abolizione dello stesso Senato e l’avvio di una fase  istituzionale del tutto monocamerale.

Nonostante questi notevoli distinguo di tipo politico, a parte qualche sparuto deputato (come Fassina e Civati) non ci sono state le barricate da parte della sinistra democratica all’approvazione delle riforme. La motivazione? Tattica: si preferisce puntare tutte le proprie cartucce per cercare di strappare modifiche sulla legge elettorale.

Ecco, si tratta di un errore politico madornale. Quasi da matita rossa. E’ legittimo avere altre idee sulle modifiche costituzionali, così come sulla formula elettorale. Ma il sostenere che la seconda sia più raggiungibile della prima è pura miopia politica.

Da parte della sinistra interna al Pd (per non parlare poi di Sel) da settimane riecheggia il ritorno allo spirito “di Mattarella”. Quello che ha visto il partito unirsi, assieme alla sinistra del Parlamento ed ai settori centristi, su una grande questione di livello nazionale scaricando del tutto il Patto del Nazareno e la perversa tenaglia composta da Pd e Forza Italia. Peccato che questo stesso patto sia stato rotto praticamente il giorno dopo l’approvazione in Senato dell’Italicum. E non a caso.

pier luigi bersani pd

Sinistra PD e formalismi

Oggi come oggi proporre modifiche alla legge elettorale è il più grande regalo che si possa fare ai sostenitori del Patto del Nazareno: il testo infatti dovrebbe tornare al Senato, dove i numeri sono ballerini e dove presumibilmente sarebbe comunque necessario il sostegno forzista.

Sulle riforme istituzionali invece c’è la grande partita dell’iter legislativo inerente le leggi costituzionali: sono previsti in ogni caso due passaggi rispettivamente a Montecitorio e Palazzo Madama. Il poter di influenza da parte della sinistra del Pd non dovrebbe dunque scontrarsi con la necessità da parte del governo di chiedere il soccorso di Forza Italia: perché un nuovo passaggio in Senato, a differenza dell’Italicum, è obbligatorio.

Sembra quasi che le motivazioni di tipo formalista (della serie: son più facili da approvare e modificare le leggi ordinarie anziché quello di rango costituzionale) abbiano avuto la meglio sulla cosa più importante in tutta questa querelle: la politica. Che dovrebbe sempre essere la capacità di ottenere gli effetti desiderati.

L'autore: Livio Ricciardelli

Nato a Roma, laureato in Scienze Politiche presso l'Università Roma Tre e giornalista pubblicista. Da sempre vero e proprio drogato di politica, cura per Termometro Politico la rubrica “Settimana Politica”, in cui fa il punto dello stato dei rapporti tra le forze in campo, cercando di cogliere il grande dilemma del nostro tempo: dove va la politica. Su Twitter è @RichardDaley
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