Elezioni Israele: il Likud di Netanyahu conquista le urne

Pubblicato il 18 Marzo 2015 alle 15:47 Autore: Piergiuseppe Parisi

Elezioni Israele: i risultati della tornata elettorale

Dopo una notte di attesa, giungono i risultati definitivi della tornata elettorale, che confermano il Likud di Netanyahu come il primo partito nel parlamento israeliano. Un risultato “contro tutte le aspettative” lo ha definito il Premier uscente, cui verosimilmente verrà affidato l’incarico di formare il prossimo governo. Netanyahu già proclamava la sua vittoria alla mezzanotte di ieri, quando saliva sul palco dinnanzi a un Likud esultante.

Solo questa mattina Herzog, a capo dell’Unione Sionista, ha dichiarato la sua sconfitta, sebbene già da ieri sera si era andato consolidando un divario di circa 5 punti percentuali tra i due partiti in testa. Risultato confermato dalle percentuali definitive di voto, che attestano il Likud al 23,26% dei voti validi, e l’Unione Sionista al 18,73%.

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Le dichiarazioni di Netanyahu e le polemiche

Nel frattanto, con il probabile intento di smorzare i toni, Netanyahu adotta un linguaggio più conciliante rispetto a quello utilizzato in campagna elettorale, dichiarando che priorità del suo futuro governo saranno la sicurezza di Israele, l’economia e la sicurezza sociale, e che ha a cuore tutti i cittadini israeliani, ebrei e non. Dichiarazioni che però si scontrano con le pressioni esercitate dal Likud, nel corso delle operazioni elettorali, volte a dissuadere la popolazione araba dal recarsi al voto.

Condotte che sono state condannate da Dov Khenin, parlamentare della Lista Unita Araba, il quale avrebbe presentato un esposto al Comitato Elettorale Centrale affinché intimasse il Likud di interrompere gli interventi dissuasivi. Il Comitato, peraltro, avrebbe multato il Likud per aver diffuso una registrazione nella quale Moshe Kahlon invitava il proprio elettorato a votare per il partito di Netanyahu.

La Lista Unita Araba, terzo partito nella Knesset

Ma l’altro importante risultato arriva proprio dalle fila del partito di Ayman Odeh, che conquista 14 scranni nella Knesset, avendo raggiunto il 10,98% dei voti validi. Un risultato importante che consentirà di dar voce a quel 20% della popolazione arabo-israeliana che in passato ha sempre avuto un ruolo marginale, ma che, soprattutto, rappresenta un importante interlocutore – nonché modello di aggregazione – per l’establishment politico palestinese in Cisgiordania e Gaza.

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Altri partiti

Buoni risultati anche per lo Yesh Atid di Lapid che raccoglie l’8,77% dei consensi e conquista 11 seggi. Così pure il Kulanu di Moshe Kahlon, che raggiunge il 7,41% dei voti, assicurandosi 10 scranni in parlamento. Sembra aver pagato anche la violenta campagna xenofoba di Avigdor Lieberman, il cui Yisrael Beitenu sembrava destinato a scomparire dalla compagine parlamentare, e che invece totalizza il 5,17% dei consensi e 6 scranni.

La casa ebraica di Naftali Bennett raccoglie il 6,41% dei voti, conquistando 7 seggi. Altri partiti che superano la soglia del 3,25% sono lo Shas, il Giudaismo Unito della Torah e Meretz.

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Il futuro governo

Insomma, Netanyahu avrebbe un bacino piuttosto ampio da cui attingere per poter formare una coalizione a sostegno della sua premiership. Herzog, dal canto suo, anticipa che il suo partito non sarà disponibile ad entrare a far parte della coalizione, ma, lo stesso vincitore Netanyahu aveva già annunciato, nonostante gli auspici del presidente Rivlin, che il futuro governo sarà composto solamente da partiti di destra.

Le reazioni

Nel complesso si è trattato di una tornata elettorale deludente per chi sperava nel cambiamento, ma, come si è già notato in precedenza, difficilmente qualcosa sarebbe cambiato nei rapporti con la controparte palestinese se Herzog avesse battuto il rivale, premier uscente.

Le reazioni in Palestina

L’Organizzazione per la Liberazione della Palestina (OLP), in persona del suo segretario generale, Yasser Abed Rabbo, ha commentato duramente i risultati elettorali, affermando che Israele ha scelto la via dell’occupazione e della colonizzazione, abbandonando la via del negoziato. Proprio Netanyahu, alla vigilia del voto, si era espresso con chiarezza sulla totale indisponibilità alla nascita di un futuro stato palestinese, giungendo finanche a dichiarare il suo futuro impegno per incoraggiare la crescita degli insediamenti in Cisgiordania e Gerusalemme Est. Izzat al-Rishq, portavoce di Hamas, ha criticato ancora più aspramente la vittoria di Netanyahu, puntando il dito contro la “società sionista”, sempre più tendente all’estremismo.

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Saeb Erekat, principale negoziatore per conto dei Palestinesi, invece, addossa la responsabilità dell’esito elettorale alla comunità internazionale, non avendo questa contribuito a fare giustizia per i crimini di guerra israeliani. E proprio ieri, fonti ufficiali palestinesi hanno annunciato la volontà dell’Autorità Nazionale Palestinese di portare avanti le proprie iniziative all’Aja, davanti alla Corte Penale Internazionale, affinché si giunga ad una affermazione della responsabilità per i crimini denunciati dinnanzi alla Corte.

Scenari futuri per il conflitto israelo-palestinese

Gli scenari con riguardo al conflitto israelo-palestinese, insomma, non sembrano promettenti, vista l’intransigenza dimostrata dallo stesso Netanyahu in passato nei confronti della controparte palestinese, esacerbata dalle politiche di espansione coloniale tanto in Cisgiordania quanto a Gerusalemme Est, in flagrante violazione del diritto internazionale, nonché dall’assedio di Gaza, i cui abitanti si trovano costretti a fronteggiare condizioni di vita inimmaginabili, e dalle operazioni militari “a singhiozzo” sulla stessa Striscia di Gaza.

Le reazioni della società civile

Si profila, dunque, un passo indietro nei negoziati di pace, accolto con costernazione da parte di quelle frange della società civile che vorrebbero, invece, trovare una soluzione al conflitto. E proprio chi vorrebbe “costruire dei ponti” tra Israele e la Palestina attribuisce i deludenti risultati elettorali alla paura, tema ricorrente nella campagna elettorale di alcuni dei partiti, tra cui proprio il Likud. Eppure c’è chi, come Ilan Pappe, noto accademico israeliano, vede nel risultato la possibilità di mettere definitivamente a nudo, dinnanzi alla comunità internazionale, la natura colonialista dello stato d’Israele.

Le reazioni dell’UE e degli USA

E sebbene l’Unione Europea si sia formalmente congratulata con Netanyahu, taluni prevedono un periodo di isolamento per Israele, determinato dal fatto che gli stati europei vorrebbero vedere realizzata una soluzione del conflitto a due stati; soluzione, però, che sembrerebbe osteggiata dal vincitore delle elezioni. Fredda anche la reazione statunitense, dopo che già nel corso dei mesi scorsi, si era andato evidenziando un contrasto sempre più evidente tra Obama e l’uscente Primo Ministro israeliano.

La sconfitta dei sondaggi

In conclusione, tuttavia, va sottolineato che i veri sconfitti di questa tornata elettorale sono stati proprio i sondaggi, che sino all’ultimo momento hanno dato per favorito Herzog e l’Unione Sionista. Il che si pone in linea di continuità con un elettorato che, storicamente, tende a maturare un’idea precisa di voto, solo negli ultimi istanti precedenti il recarsi alle urne.

L'autore: Piergiuseppe Parisi