Camera, Italicum in aula il 27 aprile

Pubblicato il 27 Marzo 2015 alle 12:36 Autore: Giacomo Salvini

L’Italicum arriverà in aula alla Camera per l’approvazione definitiva il 27 aprile prossimo. Così è stato deciso ieri sera nella conferenza dei Capigruppo di Montecitorio che ha calendarizzato la nuova legge elettorale approvata al Senato lo scorso 27 gennaio.

Come avevamo scritto ieri, infatti, Renzi aveva imposto ai suoi di battersi per avere una legge elettorale prima delle Regionali di maggio, probabilmente come “clausola di salvaguardia” per il governo. E così è stato. I primi smottamenti si rilevano all’interno del Partito Democratico (e dove se no?!) e lunedì Renzi ha convocato la direzione proprio per votare sull’impianto della legge.

Motivo: evitare defezioni e tafferugli parlamentari. Il premier, infatti, può contare su un’ampia maggioranza nel “parlamentino” democratico: circa 200 membri (68%). Ma i “margini” (Cuperlo) per qualche compromesso con la minoranza ci sono ancora.

Roberto Speranza, capogruppo dem alla Camera di cui si parla per l’avvicendamento al Mit, stamani si è incontrato con Renzi a Palazzo Chigi per cercare di convincere il premier a modificare almeno un elemento centrale del nuovo Italicum: i capilista bloccati. Ma il premier, secondo fonti parlamentari raccolte da repubblica.it, sembra piuttosto restio a qualunque modifica del testo approvato in Senato perché significherebbe riportare la legge a Palazzo Madama dove i numeri per il governo sono più ballerini.

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Italicum, posizione della minoranza dem

Minoranza Pd. Il 10 marzo scorso alla Camera è stato approvata in prima lettura il ddl Boschi che trasforma il Senato in “Camera delle autonomie”. Voti favorevoli sono arrivati anche dai dissidenti democratici che, però, avevano annunciato battaglia sulla legge elettorale. Da Bersani a Bindi, da D’Attorre a Cuperlo. Si dice “fiducioso” l’ex Presidente democratico perché “margini di manovra ci sono sempre”. Mentre ci va giù duro D’Attorre che critica il metodo renziano: “Se Renzi pensa di usare la direzione come luogo semplicemente per contarsi anziché per un confronto faccia pure. Produrrà una divisione del partito sia in direzione che in Parlamento”. Bersani, per il momento, tace ma il redde rationem è sempre più vicino.

Maggioranza punta alla direzione di Lunedì

“Lunedì in direzione discutiamo e verosimilmente ci sarà una votazione. Quella sarà la posizione del partito” avvisa nuovamente il vicesegretario democratico Lorenzo Guerini. Quanto spazio per possibili modifiche? “Si discuterà nei gruppi– aggiunge– ma a partire dall’impianto deciso in direzione” perché il testo approvato in Senato “è frutto di mesi di discussione”. Roberto Giachetti, da sempre incline ad un ritorno al Mattarellum, cinguetta contro la minoranza: “La logica di Fassina &co è chiara: decisione su #leelettorale se in Direzione è prova di forza, se accordicchi in caminetti è democrazia”. Laconico. Ma l’ultima parola non può che averla lei, lady Boschi, al secolo Maria Elena, che sulla calendarizzazione dice: “Normalmente le opposizioni sono sempre contrarie alle proposte di calendario, ma si deve pur andare avanti”.

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Opposizioni contro l’Italicum

Forza Italia, Sel e M5S intanto gridano al “golpe” bianco in serata dopo la calendarizzazione dell’Italicum prima delle Regionali. Renato Brunetta esagera come sempre parlando di “colpo di Stato” perché “è inaccettabile strumentalizzare le legislatura a fini elettorali, come gli 80 euro.

Ci opporremo in tutti i modi a questo sfregio della democrazia organizzato da Renzi”. Da notare che in prima lettura alla Camera l’Italicum era stato approvato proprio grazie ai voti di Forza Italia (tranne Michaela Biancofiore, contraria), primo paletto del Nazareno che fu. Ma tant’è.

Più coerenti M5S e Sel. Fabiana Dadone, capogruppo pentastellata a Montecitorio, se la prende con Laura Boldrini rea di aver messo in atto “l’ennesimo strappo”. “Boldrini–conclude Dadone– è solo il notaio delle decisioni della maggioranza senza alcun ruolo di garanzia delle opposizioni”.

Arturo Scotto, capogruppo di Sel, parla di “strumentalizzazione” della legge elettorale “per un regolamento di conti interno”. Ma la stoccata più sorprendente arriva proprio da un membro della maggioranza, Nunzia De Girolamo, critica con il premier dopo il caso Lupi. Durante la riunione dei capigruppo twitta: “In Capigruppo per stabilire calendario lavori d’Aula; con tutti i problemi che ha l’Italia il Pd parla di legge elettorale…”.

Proprio lei che martedì scorso, in un’intervista a La Stampa di Torino, diceva: “Ci vogliono le preferenze per tutti, anche i capilista, e bisogna riportare il premio alla coalizione. Stiamo facendo la legge elettorale per il Paese, non per Matteo Renzi”. Ma parlava a titolo personale.

L'autore: Giacomo Salvini

Studente di Scienze Politiche alla Cesare Alfieri di Firenze. 20 anni, nato a Livorno. Mi occupo di politica e tutto ciò che ci gira intorno. Collaboro con Termometro Politico dal 2013. Su Twitter @salvini_giacomo
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