Area popolare, pronto il nuovo simbolo?

Pubblicato il 28 Marzo 2015 alle 15:51 Autore: Gabriele Maestri
alfano, casini

Come associazione è già nata, come partito non ancora anche se i suoi gruppi parlamentari li ha da tempo; a quanto dicono i bene informati Area Popolare ha già anche un simbolo, che nessuno ha ancora visto. Ma forse, con un po’ di fortuna, trovarlo potrebbe essere più semplice del previsto: un contrassegno con quel nome è stato depositato come marchio (in attesa di registrazione) dal senatore Udc Antonio De Poli.

area popolare simbolo

Il probabile nuovo simbolo di Area Popolare

 

Questa volta non torna utile, come altre volte è accaduto, scartabellare nel database dell’Ufficio Italiano Brevetti e Marchi, che contiene tutto ciò che si vuole diventi (o è diventato nel frattempo) segno distintivo secondo la legge italiana: più di una volta i futuri emblemi dei partiti sono passati da qui, a cercare “area popolare” esce tutt’altro. Se però si allarga lo sguardo ai confini europei, la musica cambia.

Se infatti si interroga la banca dati dell’Ufficio per l’armonizzazione nel mercato interno – in pratica la “banca dei marchi europea” – semplicemente con la chiave di ricerca “popolare”, si scopre che in data 4 marzo 2015 De Poli ha fatto depositare a suo nome un emblema con la dicitura “Area popolare” bene in vista, registrandolo per le classi di beni e servizi 35 (pubblicità), 41 (attività culturali, politiche e formative) e 45 (attività e servizi in campo politico).

area popolare simbolo de poli

La schermata del sito UAMI

Nessuna garanzia sul nuovo simbolo

Non c’è ovviamente alcuna garanzia sul fatto che quello depositato sia il futuro simbolo del partito che Ncd e Udc si apprestano a costituire insieme, con altri apporti da diverse storie politiche. Il fatto però che non si sia cercato di tutelare il solo nome – il catalogo italiano dei marchi è pieno di casi simili – fa pensare a qualcosa di più che a un solo segnaposto per mettere al sicuro la denominazione.

Certamente, se questo fosse davvero il simbolo del partito di cui discutono le formazioni di Alfano e Cesa, si tratterebbe di una piccola rivoluzione.  Sparirebbero del tutto gli emblemi dei due partiti fondatori – compreso lo scudo crociato, che probabilmente l’Udc cercherebbe di proteggere in qualche modo, per evitare che altre formazioni lo facciano proprio – a favore di un semplice logo che usa, tanto per cambiare, i quattro colori nazionali. Il nome (dalla font molto allungata, quasi da poster cinematografico) si tinge di blu, incorniciato da due elementi orizzontali tricolori, quasi triangolari, mentre sul fondo grigio sfumato emerge nel mezzo la sagoma scura dell’Italia; a chiudere il tutto, varie circonferenze concentriche, con una coroncina blu metallizzato, che fa tanto 3D.

A decidere se Area Popolare sarà un partito e come sarà composto provvederanno gli organi di Ncd e Udc; chissà se, nel frattempo, l’emblema scelto sarà proprio questo, tagliando con i rispettivi passati e guardando all’Italia intera, anche se resta sullo sfondo.

L'autore: Gabriele Maestri

Gabriele Maestri (1983), laureato in Giurisprudenza, è giornalista pubblicista e collabora con varie testate occupandosi di cronaca, politica e musica. Dottore di ricerca in Teoria dello Stato e Istituzioni politiche comparate presso l’Università di Roma La Sapienza e di nuovo dottorando in Scienze politiche - Studi di genere all'Università di Roma Tre (dove è stato assegnista di ricerca in Diritto pubblico comparato). E' inoltre collaboratore della cattedra di Diritto costituzionale presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Parma, dove si occupa di diritto della radiotelevisione, educazione alla cittadinanza, bioetica e diritto dei partiti, con particolare riguardo ai loro emblemi. Ha scritto i libri "I simboli della discordia. Normativa e decisioni sui contrassegni dei partiti" (Giuffrè, 2012), "Per un pugno di simboli. Storie e mattane di una democrazia andata a male" (prefazione di Filippo Ceccarelli, Aracne, 2014) e, con Alberto Bertoli, "Come un uomo" (Infinito edizioni, 2015). Cura il sito www.isimbolidelladiscordia.it; collabora con TP dal 2013.
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