Censis, i 10 Paperoni d’Italia guadagnano quanto 500 mila operai

Pubblicato il 4 Maggio 2014 alle 19:30 Autore: Redazione

Il patrimonio totale dei dieci uomini più ricchi d’Italia si attesta a quota 75 miliardi di euro, che equivale agli stipendi di 500.000 operai. Lo dice il Censis, che ha anche parlato di “rischio di un ritorno al conflitto sociale”. L’analisi dell’istituto di ricerca socioeconomica lancia un nuovo allarme disuguaglianza: “Poco meno di 2.000 italiani ricchissimi – spiegano – dispongono di un patrimonio complessivo superiore a 169 miliardi di euro (immobili esclusi): cioè lo 0,003% della popolazione italiana possiede una ricchezza pari a quella del 4,5% della popolazione totale”.

I ricchi sempre più ricchi – Il Censis fa sapere che “il patrimonio di un dirigente è pari a 5,6 volte quello di un operaio, mentre era pari a circa 3 volte vent’anni fa. Il patrimonio di un libero professionista è pari a 4,5 volte quello di un operaio (4 volte vent’anni fa). Quello di un imprenditore è pari a oltre 3 volte quello di un operaio (2,9 volte vent’anni fa)”. In forte aumento, dunque, il divario tra i quadri alti del lavoro e i dipendenti delle fabbriche, gap che ha colpito soprattutto i consumi di questi ultimi: “Consumi familiari annui degli operai si sono ridotti, in termini reali, del 10,5%, quelli degli imprenditori del 5,9%, quelli degli impiegati del 4,5%, mentre i consumi dei dirigenti hanno registrato solo un -2,4%”.

Tasso di povertà al sud molto alto – Da non trascurare, secondo il Censis, anche il fenomeno dell’impoverimento delle famiglie dell’Italia meridionale, che presentano un maggiore rischio rispetto ai connazionali settentrionali: “Il rischio di finire in povertà è, per i residenti nel sud (33,3%), triplo rispetto a quelli del nord (10,7%) e doppio rispetto a quelli del centro (15,5%)”. La stessa cosa vale per l’indebitamento, maggiore per un cittadino del Mezzogiorno (18%, di poco superiore alla percentuale registrata al Centro e al Nord).

Cautela sugli 80 euro del governo Renzi – L’istituto statistico ha, infine, dato un giudizio sull’atteso provvedimento Renzi: “Gli 80 euro saranno un bonus permanente o una tantum?”, si sono chiesti gli economisti del centro, ipotizzando l’impiego fattone dai beneficiari: “Nel primo caso, si stima un incremento della spesa per consumi in otto mesi superiore a 3,1 miliardi di euro. Nel caso in cui gli 80 euro costituiscano un incremento una tantum del reddito, 2,7 miliardi di euro andranno ad alimentare la domanda interna”.

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