Prodi: “Pentito di non aver fatto il mio partito”

Pubblicato il 28 Aprile 2015 alle 16:38 Autore: Alessandro Genovesi
romano prodi

È un Romano Prodi sempre più presente, quello delle ultime settimane. Appena qualche giorno, il Professore aveva lanciato alcune stilettate non di poco conto all’indirizzo del premier Matteo Renzi. Oggi, ai microfoni di Radio 24, l’ex premier è tornato a parlare della stretta attualità. A cominciare dal Jobs Act e dalla drammatica situazione del lavoro. “Il welfare è stata la più grande conquista del ‘900. Noi lo difendiamo in modo debole. Il Jobs act aggiusta qualche pezzo di questo ma il problema non è nel solo aspetto della durata o della temporaneità del lavoro, il problema sono le garanzie a tutte le parti sociali più deboli. “

Non ci sono ancora abbastanza garanzie – spiega Prodi -. La nostra società le sente meno che in passato, come tutte le società europee. Quando la Merkel dice che noi abbiamo il 7% di popolazione mondiale, il 20% della ricchezza mondiale e il 40% del welfare, e non possiamo andare avanti così, ecco un tempo si sarebbe detto noi dovremmo fare tutto per conservare il welfare. Ma è cambiato proprio il mondo”.

“Pentito di non aver creato il mio partito”

Interessante poi il passaggio nel quale Romano Prodi ammette di aver compiuto un errore a non aver dato vita, in passato, a un proprio partito. Perché quando ho vinto le primarie del Pd non ho fatto il suo movimento politico? “E’ stato il mio vero errore, ma io ero entrato in politica per unire non per dividere. Non me la sono sentita di fare un partito che avrebbe potuto dividere, non unire. Sì sono pentito perché allora avrebbe avuto una grande efficacia.”

Infine, una battuta sulla questione Iri, per anni presieduta da Prodi negli anni della prima Repubblica. “Un errore se ho liquidato l’Iri e realizzato le privatizzazioni? No. Se lo rifarei? Forse privatizzerei qualche impresa con capitalisti stranieri. Perché gli italiani veramente non hanno capito di poter coprire un grande ruolo nel futuro, non hanno messo i soldi, neanche nella privatizzazione dei telefoni. Le hanno prese come strumenti di breve periodo.”

L'autore: Alessandro Genovesi

Classe 1987, laureato in Giurisprudenza presso l'Università degli Studi di Udine, è da sempre appassionato di politica e di giornalismo. Oltre ad essere redattore di Termometro Politico, collabora con il quotidiano Il Gazzettino Su twitter è @AlexGen87
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