Senato, sì al testo base proposto dal governo Renzi: “Se non passa mi dimetto”

Pubblicato il 7 Maggio 2014 alle 11:10 Autore: Carmela Adinolfi
premier renzi parlamento

Cammino impervio per la riforma del Senato che, in questi giorni, è al vaglio della Commissione Affari Costituzionali di Palazzo Madama. Solo in tarda serata è stato raggiunto l’accordo tra maggioranza e opposizione. L’assemblea ha votato l’adozione del ddl del governo Renzi come testo base da presentare in Commissione riforme, dopo che dall’esecutivo erano trapelate minacce, neanche troppo velate, di dimissioni del Ministro alle riforme Maria Elena Boschi. 17 i voti a favore, sì anche di alcuni esponenti di Forza Italia.

Un pomeriggio di fuoco per il premier Renzi, che ha dovuto schivare i colpi non solo degli azzurri di Forza Italia e i malumori della maggioranza di governo, con l’ex ministro Mario Mauro che alla prima votazione si è sfilato dall’appoggio al governo, ma anche le defezioni interne al Partito Democratico, con il civatiano Corradino Mineo, espressione dellla minoranza Pd, assente alla seduta sempre in prima votazione. La prima chiama finisce 15 a 13. Un sostanziale ko per l’esecutivo, che non riesce a imporsi sull’emendamento, presentato da Calderoli, che reintroduce l‘eleggibilità dei senatori.

Senato

“O passa il testo o mi dimetto io” avrebbe fatto sapere ai suoi il segretario Renzi, paventando una possibile crisi di governo e urne imminenti. Due conti e rientro per tutti nei ranghi. Una vittoria non poco sofferta per il Presidente del Consiglio che, solo a tarda sera, si è lasciato andare ad un proclama entusiasta su Twitter: “Riforma del Senato. Approvato il testo base del Governo. Molto bene, non era facile. La palude non ci blocca! È proprio #lavoltabuona” ha twittato da Palazzo Chigi Renzi.

Poco o nulla da festeggiare. Una verifica importante, soprattutto per la tenuta dell’accordo con Forza Italia. A fine giornata, oltre al testo del governo passa anche l’ordine del giorno presentato dal leghista Roberto Calderoli che reintroduce i “senatori eletti in ogni regione”. Una proposta totalmente incompatibile con quella della bozza Boschi e che ha reso impossibile votare l’odg di Anna Finocchiaro, che avrebbe dovuto ratificare “il senato non elettivo” previsto dalla bozza di governo. Una incompatibilità su cui gli esponenti del governo hanno minimizzato: “quello che conta è il testo base” si sono affrettati a chiarire Renzi e i suoi.

Bocciato, invece, l’odg di Forza Italia, nel quale veniva calendarizzata la discussione di proposta di riforma dell’assetto repubblicano in senso presidenziale, subito dopo l’approvazione della riforma del Senato. Niente da fare per l’esecutivo. “Ora il Senato, poi ne discutiamo” ha dichiarato nei giorni scorsi il Presidente del Consiglio, rimandando più volte al mittente l’ultimatum sul nodo riforme.

                                                                                                                       Carmela Adinolfi

L'autore: Carmela Adinolfi

Classe '89. Una laurea triennale in comunicazione e una specializzazione in Semiotica all'Alma Mater Studiorum. Da Salerno a Perugia, passando per Bologna. Esperta in comunicazione politica, ha approfondito l'ascesa al potere di Matteo Renzi. Interessi: dal marketing alla comunicazione politica fino alle nuove forme di giornalismo digitale. Scrive per Termometro Politico e si allena per diventare giornalista.
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