Riforme, Mario Mauro “Il mestiere di Dudù non l’ho ancora imparato”

Pubblicato il 7 Maggio 2014 alle 09:59 Autore: Gabriele Maestri

Mario Mauro sul tema riforme. L’ex ministro della difesa è convinto che “quando si parla di riforma della Costituzione bisogna volare alto. Suggerisco a tutti di darsi una calmata e di evitare esibizioni muscolari che non servono a nessuno”.

Intervistato da Repubblica Mario Mauro alla domanda sul perché abbia votato quell’ordine del giorno insieme alle opposizioni, spiega: “Perché, cronologicamente, è stato messo ai voti prima dell’ordine del giorno Finocchiaro”. “Abbiamo dimostrato – aggiunge Mauro – che si può contribuire al processo costituzionale coinvolgendo anche le opposizioni. Finora, per la postura arrogante del governo, questo non era stato possibile. Per la prima volta – continua – il Movimento 5 Stelle si è messo in gioco. È tutto merito di chi ha contribuito a sottrarre il dibattito costituzionale dalla frenesia della campagna elettorale”.

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Alla domanda se sia vero che il suo gruppo, Popolari per l’Italia, abbia provato a sostituirlo in commissione quando si è capito che avrebbe votato contro il governo, l’ex ministro replica: “È una balla. Nessuno mi ha chiesto nulla”.

“Quando si fanno le riforme costituzionali non bisogna pensare alle beghe del giorno benché meno alle elezioni europee del 25 maggio, ma bisogna avere l’ambizione di volare più alto. Uno come me non è che lascia la corte di Berlusconi per finire alla corte di Renzi, il mestiere di Dudù ancora non l’ho imparato”. Mario Mauro, senatore di Popolari per l’Italia, intervistato ad Omnibus è tornato a parlare delle votazioni di ieri sera in commissione Affari Costituzionali sull’ odg di Calderoli a favore del Senato elettivo. “Il problema vero di questa vicenda – afferma Mauro – è che ci sono i fatti, le riforme costituzionali sono un fatto, sono quel fatto che è stato messo a fuoco dall’inizio della legislatura e hanno bisogno di un contributo di idee, si lasci portare il contributo di idee in maniera libera ai membri del parlamento e si faccia come dice Renzi, il governo faccia il governo e il parlamento faccia il Parlamento”».

L'autore: Gabriele Maestri

Gabriele Maestri (1983), laureato in Giurisprudenza, è giornalista pubblicista e collabora con varie testate occupandosi di cronaca, politica e musica. Dottore di ricerca in Teoria dello Stato e Istituzioni politiche comparate presso l’Università di Roma La Sapienza e di nuovo dottorando in Scienze politiche - Studi di genere all'Università di Roma Tre (dove è stato assegnista di ricerca in Diritto pubblico comparato). E' inoltre collaboratore della cattedra di Diritto costituzionale presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Parma, dove si occupa di diritto della radiotelevisione, educazione alla cittadinanza, bioetica e diritto dei partiti, con particolare riguardo ai loro emblemi. Ha scritto i libri "I simboli della discordia. Normativa e decisioni sui contrassegni dei partiti" (Giuffrè, 2012), "Per un pugno di simboli. Storie e mattane di una democrazia andata a male" (prefazione di Filippo Ceccarelli, Aracne, 2014) e, con Alberto Bertoli, "Come un uomo" (Infinito edizioni, 2015). Cura il sito www.isimbolidelladiscordia.it; collabora con TP dal 2013.
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