Scuola, il Ministro Giannini attacca i sindacati e promette: “Aboliremo i precari”

Pubblicato il 18 Maggio 2015 alle 10:00 Autore: Giuseppe Spadaro
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Scuola, il ministro Stefania Giannini annuncia: “Aboliremo i precari. Quelli che scendono in piazza non vogliono che la scuola si apra a un perfettibile, ma necessario, sistema di valutazione di tutto il processo educativo: che riguarda presidi, insegnanti e naturalmente anche studenti. Quando si protesta contro le prove Invalsi, che comunque non sono in assoluto i migliori test, si nega l’importanza e la necessità di avere uno strumento di valutazione standardizzato”.

Stefania Giannini, intervistata dal Messaggero, torna a parlare della protesta in cui secondo il ministro “entra in gioco il ruolo del sindacato. Una parte si sta aprendo al dialogo, per esempio la Cisl, mentre altre parti fino ad oggi, nonostante noi avessimo praticato l’ascolto, non sono volute entrare nel merito delle questioni. Si sovrappone alla resistenza culturale una battaglia politica contro il governo. Questo è già avvenuto sul Jobs Act, in cui abbiamo proposto l’eliminazione del precariato, e si ripete ora contro questa legge in cui noi proponiamo l’eliminazione della babele delle graduatorie del precariato storico e il ripristino, da quest’anno, del concorso per nuovi assunti”.

Contro la riforma “slogan stagionati”

“Oltretutto questa battaglia politica contro la riforma avviene alla vigilia delle elezioni regionali. Di slogan stagionati ne abbiamo sentiti troppi. E quando contro questa riforma vedo in piazza un’alleanza tra destra, sinistra conservatrice, leghisti, grillini, mi accorgo che la dimensione elettorale travalica tutte le altre”. “Valutazioni e merito entrano nella scuola. Il sindacato dice no e difende il suo potere”. “Nella protesta contro il disegno di legge sulla scuola ci sono anche motivazioni politiche ed elettorali”.

stefania giannini di profilo e con taglio dei capelli corto

Sondaggi scuola, ministro Giannini “43% favorevoli a riforma”

“Se parte del mondo della scuola è conservatrice, e secondo me non la parte maggioritaria, gli italiani sembrano esserlo molto meno – aggiunge il ministro – I sondaggi più accreditati dicono che il 43 per cento degli intervistati sono favorevoli alla riforma. Alcune organizzazioni degli studenti ci spingono ad essere più coraggiosi su alcuni punti. E ci siamo impegnati, nel passaggio dalla Camera al Senato, a modifiche e innovazioni per esempio sul diritto allo studio, su una scuola più aperta al territorio e sulla libertà e flessibilità d’insegnamento”.

Faraone chiarisce ruolo attribuito al preside

Sul provvedimento, Faraone spiega: “Non sarà il preside da solo, ma tutto il consiglio di istituto a decidere se puntare sull’inglese o su un’altra materia. Abbiamo investito nella scuola – ricorda quindi – 3 miliardi e altri 4 per l’edilizia. È diverso dalla Gelmini che aveva tagliato otto miliardi”. Intervistato da Stampa e Corriere della Sera, Faraone si dice comunque convinto che “il blocco degli scrutini alla fine non ci sarà, sono convinto che la stragrande maggioranza degli insegnanti non seguirà questa logica”. “Il provvedimento sarà chiuso davvero solo il giorno del voto finale in Senato o alla Camera, se ci sarà un secondo passaggio. Fino ad allora il ddl è aperto e modificabile. A patto di mantenere intatto l’impianto generale e sapendo che riteniamo inaccettabile il blocco degli scrutini che danneggia gli studenti, i genitori, gli italiani”.

L'autore: Giuseppe Spadaro

Direttore Responsabile di Termometro Politico. Iscritto all'Ordine dei Giornalisti (Tessera n. 149305) Nato a Barletta, mi sono laureato in Comunicazione Politica e Sociale presso l'Università degli Studi di Milano. Da sempre interessato ai temi sociali e politici ho trasformato la mia passione per la scrittura (e la lettura) nel mio mestiere che coltivo insieme all'amore per il mare e alla musica.
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