Sondaggio SWG: spesa pubblica, sì a tagli per Ministeri e Difesa, no su sanità e istruzione

Pubblicato il 22 Maggio 2015 alle 16:17 Autore: Piotr Zygulski
Sondaggio SWG sulla spesa pubblica, secondo l'11% si è già tagliato molto, per il 36% poco e per il 45% per nulla

Sondaggio SWG: questa settimana l’istituto propone – anche per non incorrere nel divieto di pubblicazione dei sondaggi prima della tornata delle elezioni regionali del prossimo 31 maggio – esclusivamente quesiti politici che riguardano la spesa pubblica italiana ed eventuali ulteriori tagli.

La spesa pubblica è stata tagliata?

Nella scheda iniziale troviamo un primo dato: gli italiani sembrano divisi a metà tra coloro che ritengono che negli ultimi tempi la spesa pubblica sia già stata tagliata (47%) e coloro (45%) che, al contrario, pensano che non vi siano state riduzioni.

Sondaggio SWG sulla spesa pubblica, secondo l'11% si è già tagliato molto, per il 36% poco e per il 45% per nulla

Perché la spesa pubblica non è stata ridotta?

In seguito è stata posta una domanda di approfondimento a quel 45% che ritiene che non siano stati fatti tagli. Analizziamo le risposte: solitamente la causa delle mancate riduzioni della spesa è attribuita alla non volontà (65%) o all’incapacità (45%) dei politici, ma più di uno su quattro indica anche le resistenze dei dirigenti pubblici, come possiamo vedere nel dettaglio con la scheda seguente:

Sondaggio Swg sulla spesa pubblica: i tagli non si fanno a causa dei politici, secondo gli italiani

Sondaggio Swg, dove tagliare ancora?

Ovviamente non tutte le spese sono uguali e vi sono differenze qualitative considerevoli tra una voce e l’altra del bilancio pubblico italiano. A coloro che hanno risposto al presente sondaggio di SWG è stato chiesto di indicare anche i settori dove sarebbe più opportuno apportare riduzioni di spesa, differenziandoli da quelli dove invece la spesa dovrebbe invece rimanere sostenuta. Per la maggior parte degli italiani sono i Ministeri a spendere troppo, ma si potrebbero effettuare tagli anche per la Difesa e nei trasferimenti alle Regioni italiane. Al contrario, i rispondenti al sondaggio si oppongono a eventuali tagli nei confronti delle forze dell’ordine, della sanità e soprattutto dell’istruzione:

Sondaggio Swg sulla spesa pubblica: italiani più propensi a tagliare Ministeri, Difesa e Regioni, ma contrari a tagli a sanità e istruzione

Come stanno le cose in realtà…

Non sempre la percezione coincide con i dati, soprattutto se verificabili da fonti ufficiali. Allora, oltre ai sentiment degli italiani che desumiamo dal sondaggio precedente, vorremmo mostrarvi alcune cifre per avere una prospettiva più ampia.

Dall’elaborazione diffusa dalla CGIA di Mestre lo scorso marzo abbiamo un confronto tra il 2010 e il 2014 delle varie spese delle Amministrazioni Pubbliche. Considerando che l’inflazione in Italia in questo periodo è aumentata circa del 7%, la spesa corrente, pur essendo in crescita percentualmente sul PIL a causa della contrazione della domanda aggregata, è cresciuta in valori assoluti del 4%, quindi le uscite sono aumentate meno dell’indice dei prezzi al consumo. In particolare, vi sono state riduzioni significative che riguardano il personale e le prestazioni sociali in natura acquistate (ad esempio gli acquisti per la sanità come medicinali, farmaci, assistenza medica ecc.). Un drastico calo di oltre il 20% riguarda gli investimenti, mentre sono aumentate le spese per prestazioni sociali in denaro (per l’80% costituite da pensioni).

Confronto 2010-2014 andamento spesa delle Amministrazioni Pubbliche (elaborazione CGIA Mestre)

Non dimentichiamoci infine che la spesa pubblica è una componente significativa del PIL che contribuisce, vuoi con una crescita, vuoi con una contrazione, in maniera significativa a questo indicatore generale con un effetto moltiplicativo. Se un incremento della spesa pubblica genera una crescita più che proporzionale del PIL, viceversa, secondo un recente studio del Fondo Monetario Internazionale curato dagli economisti Nicoletta Batini, Giovanni Callegari e Giovanni Melina, una riduzione di un punto della spesa pubblica nell’Eurozona può comportare un calo anche del 2,56% del PIL.

I dati del Ministero dell’Economia e delle Finanze sono analoghi, ma in queste due slides mostriamo le variazioni nella composizione delle uscite dello Stato per settori. La prima è tratta dal bilancio di previsione 2013: tra il periodo 2009-2011 e quello 2013-2015 si stima una riduzione del peso percentuale dei trasferimenti a enti territoriali (tra cui le Regioni) e del welfare di primo livello (tutela della salute, scuola e università), settori dove sono stati effettuati i maggiori tagli. Al contempo però cresce l’importanza delle spese per previdenza / assistenza e di servizi generali e istituzionali delle Amministrazioni Pubbliche.

Evoluzione della composizione del bilancio dello statoNel bilancio di previsione 2015 potremmo però trovare qualche segnale di controtendenza, in quanto si prende in considerazione un lieve aumento degli stanziamenti per sanità e istruzione, in costante calo negli ultimi anni, ipotizzando un calo della spesa interessi, cosa che purtroppo non è pienamente sotto controllo dello Stato. Si tratta comunque di macrovoci di bilancio, tra le quali si possono nascondere indubbiamente anche sprechi e inefficienze, ma pure servizi essenziali per la vita di ogni giorno. Composizione della spesa del bilancio dello Stato

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L'autore: Piotr Zygulski

Piotr Zygulski (Genova, 1993) è giornalista pubblicista. È autore di monografie sui pensatori post-marxisti Costanzo Preve e Gianfranco La Grassa, oltre a pubblicazioni in ambito teologico. Nel 2016 si è laureato in Economia e Commercio presso l'Università di Genova, proseguendo gli studi magistrali in Filosofia all'Università di Perugia e all'Istituto Universitario Sophia di Loppiano (FI), discutendo una tesi su una lettura trinitaria dell'attualismo di Giovanni Gentile. Attualmente è dottorando all'Istituto Universitario Sophia in Escatologia, con uno sguardo sulla teologia islamica sciita, in collaborazione con il Risalat Institute di Qom, in Iran. Dal 2016 dirige la rivista di dibattito ecclesiale Nipoti di Maritain. Interessato da sempre alla politica e ai suoi rapporti con l’economia e con la filosofia, fa parte di Termometro Politico dal 2014, specializzandosi in sistemi elettorali, modellizzazione dello spazio politico e analisi sondaggi.
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