Caso Ruby, Ilda Boccassini potrebbe aver agito senza titolarità

Pubblicato il 8 Maggio 2014 alle 13:41 Autore: Carmela Adinolfi

Acque agitate dentro e fuori la Procura di Milano. Stavolta, ad essere al centro del braccio di ferro fra le diverse anime della procura meneghina è il magistrato Ilda Boccassini. Il suo nome è uno dei tanti presenti nell’esposto che il procuratore aggiunto di Milano Alfredo Robledo ha presentato a Palazzo dei Marescialli nei mesi scorsi. Robledo denuncia “presunte irregolarità nell’assegnazione dei fascicoli” d’inchiesta da parte del capo della procura Edmondo Bruti Liberati. Sulla vicenda stanno indagando la prima e la settima commissione del Consiglio Superiore della Magistratura, in scadenza di mandato a fine luglio.  Il nodo delle accuse sarebbe lo strapotere di Magistratura Democratica, a cui i magistrati citati nell’esposto appartengono.

Chiamato a deporre dal Csm lo scorso 14 Aprile, Mario Minale, procuratore generale di Milano, ha sollevato dubbi sulla legittimità del lavoro, esercitato dalla Boccassini nel procedimento d’indagine a carico di Silvio Berlusconi per il caso Rubygate. Minale non esclude che, all’epoca dei fatti, Bruti Liberati abbia concesso “un’autorizzazione a compiere quell’attività” alla Boccassini che altrimenti avrebbe agito “senza essere titolare del procedimento”. L’accusa si riferisce a quando, quattro anni fa, Ilda Boccassini raccolse la deposizione di Pietro Ostuni, allora capo di gabinetto della Questura di Milano, sul rilascio di Ruby, la marocchina più volte ad Arcore, ospite dell’ex premier Silvio Berlusconi. Una deposizione, questa, fondamentale per l’iscrizione nel registro degli indagati con l’accusa di concussione per l’ex Cavaliere. Indagini che hanno condotto all’istruzione del processo e alla pena, in primo grado, di 7 anni di reclusione e interdizione a vita dai pubblici uffici per prostituzione minorile. 

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Nella prossima settimana sono previste le audizioni oltre che della stessa Boccassini, anche dei colleghi Nunzia Gatto, Francesco Greco e Ferdinando Pomarici. Le accuse sono pesanti: una lobby, quella di Magistratura Democratica, che avrebbe esercitato un’influenza sull’assegnazione dei fascicoli e delle indagini, a danno, ad esempio, anche del Dipartimento dei reati contro la pubblica amministrazione di cui Robledo è titolare.  “Una gestione delle inchieste prettamente politica” ha tuonato il Giornale, su cui spetta al Csm fare chiarezza.

                                                                                                                       Carmela Adinolfi

 

L'autore: Carmela Adinolfi

Classe '89. Una laurea triennale in comunicazione e una specializzazione in Semiotica all'Alma Mater Studiorum. Da Salerno a Perugia, passando per Bologna. Esperta in comunicazione politica, ha approfondito l'ascesa al potere di Matteo Renzi. Interessi: dal marketing alla comunicazione politica fino alle nuove forme di giornalismo digitale. Scrive per Termometro Politico e si allena per diventare giornalista.
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