Civati: #possibile non sfonda sulla rete

Pubblicato il 8 Giugno 2015 alle 08:00 Autore: Gianni Balduzzi
Civati: linea che indica la presenza di #possibile nel web

Si sa che Civati è tra i politici che più ha puntato e punta sulla rete, con il suo blog ciwati.it, il suo utilizzo di metafore prese dal mondo del web, l’uso dell’ashtag e del “2.0“, ancora prima di Renzi, con cui all’inizio era nato un sodalizio basato sia sul desiderio di rinnovamento nel PD, sia sul comune intendere la modernità e i nuovi mezzi di comunicazione.

Mancava però un elemento importante, quello che porterà alla rottura, la consonanza sui contenuti: se all’inizio almeno da un punto di vista, diremmo, politologico, sembravano sia Civati che Renzi essere di campo liberal e riformista, poi le strade si sono divise, in particolare dopo il manifesto dei 100 punti di Renzi, piuttosto liberisti, e con le primarie 2012 in cui dopo mesi di dubbi, Civati annunciò l’appoggio a Bersani.

Da lì i dialoghi con il movimento Occupy, le costanti critiche al modello economico liberale, all’appoggio del PD a Monti, il corteggiamento, non corrisposto, del mondo grillino, fino alla contestazione della scelta del governo di larghe intese con Letta.

Da qui la sfida a Renzi alle primarie 2013, in cui arriva terzo, a poca distanza da Cuperlo, con il 14% circa.  Un buon risultato per un outsider come i suoi lo definiscono, un esito deludente per chi aveva creduto che il suo attivismo in rete potesse generare delle sorprese impreviste.

Con l’arrivo a Palazzo Chigi dell’ormai avversario Renzi la distanza tra i due si fa sempre più larga: il Patto del Nazareno, l’abolizione dell’articolo 18 e infine l’Italicum scavano un solco tra due concezioni della politica e dell’economia che appaiono inconciliabili, fino alla rottura definitiva ed all’uscita dal PD nel maggio 2013.

E’ a maggio quindi che Civati lancia Possibile, un’associazione, uno spazio, come amano chiamarlo i suoi aderenti, che non è partito, e che si propone come una componente di quel mare magnum a sinistra del PD e che attende di unificarsi, in quale modo ancora non si sa.

Abbiamo voluto misurare l’impatto di Possibile proprio sulla rete, in particolare sui social network, allora, nei luoghi privilegiati da Civati stesso.

Probabilmente il timing non è stato dei migliori, ovvero un lancio pochi giorni prima delle elezioni regionali, difatti misurando la parola-chiave #possibile con Talkwalker, risulta come si vede di seguito un picco nel giorno 26 maggio, al lancio mediatico dell’associazione, seguito da un andamento piuttosto piatto

Civati: linea che indica la presenza di #possibile nel web

E non pare esserci una risalita neanche nei giorni, immediatamente post-elezioni regionali, in cui pur Civati è stato invece citato nei social, probabilmente legandolo ai risultati del PD e di Pastorino in Liguria

Civati: linea che indica il numero di citazioni di Civati sul web

E’ chiaro che l’attenzione degli internauti si è concentrata sull’esito delle elezioni, a cui naturalmente non partecipava Possibile nè direttamente nè indirettamente, e Civati solo di striscio.

Di Civati anzi si è parlato spesso in maniera negativa, come colui la cui parte politica, la sinistra PD avrebbe fatto perdere la Paita contro Toti in Liguria.

Se quindi di Civati si continua a parlare, della sua recentissima creatura politica di meno, e quindi appare sempre più chiaro come Possibile voglia essere piuttosto un ponte e un collante per creare una maggiore aggregazione a sinistra del PD che l’ennesimo nuovo partito, visto il relativo poco interesse che provoca proprio sui social. Almeno per ora.

L'autore: Gianni Balduzzi

Editorialista di Termometro Politico, esperto e appassionato di economia, cattolico- liberale, da sempre appassionato di politica ma senza mai prenderla troppo seriamente. "Mai troppo zelo", diceva il grande Talleyrand. Su Twitter è @Iannis2003
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