Costi Reddito cittadinanza e reddito minimo, l’Istat fa in conti in tasca a M5S e Sel

Pubblicato il 11 Giugno 2015 alle 13:41 Autore: Felice Tommasino
economia italia, dati istat

Dei dubbi in merito a reddito di cittadinanza e reddito minimo garantito abbiamo già parlato e qualche dubbio abbiamo provato a chiarirlo. Ora a far venire nuovi dubbi, quanto meno sulla effettiva fattibilità dei due provvedimenti, ci ha pensato l’Istat. L’Istituto nazionale di statistica ha infatti fatto i conti in tasca a M5S e Sel, nell’ordine promotori l’uno del reddito di cittadinanza, l’altro del reddito minimo garantito.

A fornire le cifre esatte è stato il presidente dell’Istat Giorgio Alleva nel corso della audizione alla Commissione Lavoro e previdenza del Senato.

Giorgio Alleva Presidente Istat

Costi Reddito cittadinanza: 14,9 miliardi di euro

Per quanto riguarda il disegno di legge n. 1148 presentato dal M5S, il costo stimato si attesterebbe intorno ai 14,9 miliardi di euro. Una spesa inferiore rispetto alle stime precedenti (15,5 miliardi) effettuate su una ipotetica applicazione nel 2012. Merito degli 80 euro di Matteo Renzi che hanno aumentato il reddito disponibile per una parte di famiglie interessate dal provvedimento.

Interesserebbe 10,6% famiglie italiane

I 14,9 miliardi sarebbero da destinare al 10,6% delle famiglie italiane: 2 milioni e 759 mila. Tante sarebbero quelle con un reddito inferiore alla linea di povertà. “Il beneficio medio massimo è pari a circa 12 mila euro anni per le 390 mila famiglie in condizioni di povertà più grave” e “si riduce a meno di 200 euro per le 120 mila famiglie che hanno un reddito superiore all’80% della linea di povertà” spiega Alleva illustrando la simulazione compiuta dall’Istat.

Reddito minimo garantito: costo di 23,5 miliardi

Costi più elevati avrebbe la misura proposta da Sel con il ddl 1670. Secondo l’Istituto nazionale di statistica, garantire il reddito minimo alle famiglie più povere (1 milione e 960 mila) comporterebbe per le casse pubbliche un costo di circa 23,5 miliardi di euro. Tale provvedimento interesserebbe il 7,5% della popolazione residente in Italia. Alleva spiega: “I non poveri e le famiglie con un reddito superiore all’80% della linea di povertà relativa non avrebbero alcun beneficio”.

 

L'autore: Felice Tommasino

Classe 1991, cilentano. Laureando in Editoria e Pubblicistica all'Università degli Studi di Salerno. Su Twitter @felicetommasino
Tutti gli articoli di Felice Tommasino →