Umberto Bossi sotto processo per le offese a Napolitano e Monti

Pubblicato il 18 Giugno 2015 alle 19:37 Autore: Francesco Ferraro
umberto bossi in primo piano

“Umberto Bossi deve essere condannato ad un anno e sei mesi di reclusione”. A dirlo è il sostituto procuratore di Bergamo, Gianluigi Dettori, dopo che, alla festa della Lega Nord di Albino del 29 dicembre 2011, erano state presentate decine di querele contro il Senatùr, reo di aver offeso pesantemente il Presidente emerito della Repubblica, Giorgio Napolitano, e l’ex premier e attuale senatore a vita Mario Monti. Il capo d’imputazione ipotizzato dal sostituto procuratore è “offesa all’onore e al prestigio del Presidente della Repubblica, con l’aggravante della discriminazione etnica, nonché vilipendio alle istituzioni”.

umberto bossi che ride con la mano alzata verso sinistra

Le frasi incriminate

“Ma Monti lo sa che molti allevatori si sono impiccati? Questi coglionazzi del governo lo sanno?” e ancora “mandiamo un saluto al Presidente della Repubblica. Napolitano, Napolitano, nomen omen, terun!” esibendo nei confronti dell’allora capo dello Stato il gesto delle corna. In seguito, Bossi aveva rincarato la dose e, dopo che la piazza aveva scandito pesanti offese alla volta del premier (“Vaff…, vaff…”), l’ex leader del Carroccio aveva risposto: “Eh, magari gli piace anche”. Sono queste le frasi incriminate che hanno scatenato le proteste di centinaia di cittadini in tutta Italia e dalle quali sono partite le indagini del tribunale di Bergamo. È importante ricordare che il Parlamento si sarebbe potuto opporre all’inizio delle indagini contro Umberto Bossi, dal momento che quelle frasi sono state pronunciate nel bel mezzo di un comizio e, dunque, espressione di un’attività politica. Tuttavia, la Camera dei Deputati non si è espressa.

L’inizio del processo

Il processo ai danni di Umberto Bossi ha preso il via questa mattina; dinanzi ai giudici del tribunale di Bergamo è stato proiettato il video del comizio incriminato. “Quelle frasi e quei gesti – ha detto il pubblico ministero – non possono in alcun modo essere considerati espressione di un diritto di cronaca”. La prossima udienza è fissata per il 22 settembre. Nel caso in cui il Senatùr venisse dichiarato colpevole, verrebbe creato un precedente storico, che di certo non farà dormire sonni tranquilli a diversi protagonisti della scena politica attuale.

L'autore: Francesco Ferraro

Classe 1991, romano, laureato in “Scienze Politiche e Relazioni Internazionali” all'Università “Roma Tre” con una tesi su Giorgio Napolitano, master in Comunicazione Politica all'Università di Urbino, attualmente segue il corso “Mass Media e Politica” dell’Università di Bologna - Campus di Forlì. Si occupa di politica interna, Quirinale e di comunicazione politica. Collabora con Termometro Politico dal 2015. Su twitter @franzifer
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