Olimpiadi Roma 2024, le obiezioni di Galli della Loggia

Pubblicato il 30 Giugno 2015 alle 15:40 Autore: Redazione
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Giovedì scorso il Campidoglio ha approvato con 38 voti a favore e e 6 contrari la mozione per la candidatura di Roma alle Olimpiadi del 2024. Un sì tormentato ma auspicato da tutti visto che le Olimpiadi di Roma portano la firma politica del premier Matteo Renzi. Il presidente del Coni Giovanni Malagò ha parlato di “170 mila posti di lavoro assicurati” qualora Roma venisse scelta come città ospitante. Ma ci sarebbero solo ricadute positive? Secondo l’editorialista del Corriere della Sera, Ernesto Galli della Loggia, no. Ed elenca “alcune obiezioni alla candidatura olimpica di Roma, basate su notizie di stampa nonché su un ottimo studio di un economista americano specializzato in economia dello sport, Andrew Zimbalist, ( Circus Maximus, The Economic Gamble Behind Hosting The Olympics and the World Cup , Brookings Institution Press)”.

Il primo dubbio riguarda le previsioni circa i costi dei Giochi, sempre smentite dai risultati. Per l’ultima Olimpiade di Londra, ad esempio, i costi erano stati inizialmente stimati in circa 5 miliardi di sterline. Ebbene, secondo il quotidiano inglese Guardian , questi 5 miliardi sono poi diventati 12 (alcune stime parlano addirittura di 20). Chi può garantire che non avverrebbe lo stesso per Roma 2024?

Quanto ai benefici, si era detto che i posti di lavoro creati a Londra sarebbero stati all’incirca 70 mila. A quel che pare, invece, finora ne sono stati creati appena 10 mila, e molti di questi, essendo precari, non esistono già più. Per ciò che poi riguarda gli incassi generati dalle Olimpiadi, quella di Londra ha dato un gettito totale (diritti tv, vendita biglietti, sponsor e concessioni del marchio) di 5,2 miliardi di dollari. Una somma senz’altro ragguardevole. Peccato che il Cio, il Comitato olimpico internazionale, abbia incamerato per sé più del 70 per cento dei diritti televisivi, che, come è facile capire, della suddetta somma costituiscono la percentuale maggiore. Con il tempo, infatti, il Cio è diventato un’organizzazione sempre più assetata di soldi: basti pensare che negli Anni 60-70 si accontentava del 4-5% dei diritti di cui sopra, meno di un decimo di quanto invece pretende e ottiene oggi.

Un altro vantaggio sempre sbandierato dai promotori per sostenere il valore economico che l’Olimpiade rappresenterebbe è quello rappresentato dall’afflusso turistico. Ma anche qui — ed è un punto capitale — i dati li smentiscono. Il numero dei turisti attratti nel periodo dei Giochi dalle due ultime Olimpiadi di Pechino e di Londra — dicono le statistiche — è stato, infatti, inferiore al numero di quelli che visitarono le due città nel medesimo periodo degli anni precedenti.

Ultimo grande miraggio fatto brillare agli occhi del pubblico è quello delle infrastrutture, sportive e non, che i Giochi lascerebbero alle città che li ospitano. Proprio a tale proposito, tuttavia, Zimbalist fornisce un elenco impressionante delle suddette strutture che in varie parti del mondo (Atene è il caso limite), passata la festa, sono oggi in abbandono, cadono in rovina, ovvero hanno richiesto centi

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