La Grecia e quelle convergenze parallele

Pubblicato il 5 Luglio 2015 alle 16:34 Autore: Livio Ricciardelli

Come nel finale di Casablanca, stanno nascendo “nuove amicizie” in Europa. Gran parte dei media italiani si concentrano sulla trasferta in Grecia di molti esponenti del nostro parlamento (o della nostra politica nazionale): Vendola, Scotto, Fassina, D’Attorre e Beppe Grillo.

Tutti schierati per il fronte del “No”, sostenuto in primis dal primo ministro Alexis Tsipras. Ci si interroga dunque, come direbbe un ex ministro delle infrastrutture, “che c’azzecca” il penta stellato Grillo (alleato con “l’ultradestra britannica di Nigel Farage”) con la sinistra movimentista di Syriza.

Si tratta in parte di una domanda retorica, in quanto gli schieramenti estremi e trasversali che in tutta Europa sostengono il fronte del No sono riproposizione di una dinamica politica ben presente anche in Grecia. Giusto ricordare che le forze politiche collocate ai due poli estremi del sistema sostengano il No, mentre quelle al centro parteggino per il Sì. Nella prima categoria rientra Syriza, Alba Dorata, il Movimento dei Greci Indipendenti Anel (anche se tre parlamentari su 13 si sono schierati con il Sì) e i comunisti del Kke (dopo un lungo travaglio interno). Nella seconda invece rientra il bipolarismo classico del sistema politico ellenico (Nuova Democrazia e Pasok) più il Fiume di Theodorakis.

Insomma, gli estremi si toccano in Grecia più che mai. E non si capisce dunque perché anche in Italia Vendola non possa sostenere la stessa linea di Salvini e Meloni.

Risulta però essere ancor più interessante il tema legato al Movimento 5 Stelle e il proprio sostegno alla causa referendaria.

In primo luogo sorge un tema di legittimità politica: i penta stellati si dipingono come forza politica favorevole al concetto di democrazia diretta. E quindi quanto mai favorevoli al principio del referendum come strumento di selezione della linea politica di un paese. Lo stesso Grillo ha dichiarato, sabato sera appena giunto all’aeroporto ateniese, che “il nostro sostegno va al referendum ed alla volontà da parte di Tsipras di indirlo. L’esito poi sarà un problema dei greci”. Non è ardito pensare del resto che lo stesso primo ministro greco, di fronte ad un’Europa sempre più intergovernativa e meno federale, abbia cercato di mettere sul piano della legittimità popolare la risoluzione del problema del debito greco. In modo da creare una conflittualità tra fronte rigorista ma non legittimato politicamente e fronte “revisionista” che ha a cuore le sorti del popolo.

In secondo luogo occorre analizzare la mutazione genetica di Syriza. Si tratta per certi versi del più grande mutamento del sistema politico in un paese europeo degli ultimi anni (ancor più che in Italia): un partito che fino al 2004 eleggeva meno parlamentari del Kke (seppur sotto un’altra denominazione) e che nel 2009 otteneva meno consensi del Raggruppamento Popolare Ortodosso di Karatzaferis (oggi annientato dalla concorrenza di Alba Dorata) oggi si trova ad essere il primo partito del paese. La causa? La comprensione della peculiarità della vicenda greca.

I continui prestiti e le continue manovre hanno spinto il paese verso una situazione di tipo emergenziale. Di fronte ad un Pasok, al governo nel 2009 con Papandreu, che si è trovato nell’ingrato compito di dover risanare l’elevato rapporto deficit/Pil ereditato dai governo Karamanlis (ma anche un po’ dei governi socialisti a guida Simitis…) e ad una Nuova Democrazia che pur avendo grandi colpe assumeva la leadership nel campo dei fautori del risanamento finanziario, Syriza si è posto come polo alternativo a questa visione del risanamento economico imposto dalla Troika.

Il movimento Syriza dunque ha assunto i connotati di quello che nel mondo anglofono chiamano “single issue party”. Una forza politica non tanto desiderosa di esprimere un’idea di società o di mondo, ma di lottare e di centrare la propria azione su un principio in particolare. In questo caso, l’avversità contro l’austerity made in Germany. Non è un caso che, al momento di fare il governo, Tsipras abbia scelto, tra le tante opzioni disponibili, proprio l’Anel di Panos Kammenos come proprio partner per formare un esecutivo. Una forza politica uscita da Nuova Democrazia nel 2011 proprio perché…contraria alla linea filo-austerity del partito e del governo d’unità nazionale di Lucas Papademos.. Praticamente, una Syriza di destra.

In questo senso non è solo comprensibile l’accostamento e le passioni di Grillo sia per Farage sia per Tsipras. Ma rende evidente quanto il tema dell’Europa, e della propria azione, sia il discrimine che determina lo scacchiere politico nei singoli stati membri.

L'autore: Livio Ricciardelli

Nato a Roma, laureato in Scienze Politiche presso l'Università Roma Tre e giornalista pubblicista. Da sempre vero e proprio drogato di politica, cura per Termometro Politico la rubrica “Settimana Politica”, in cui fa il punto dello stato dei rapporti tra le forze in campo, cercando di cogliere il grande dilemma del nostro tempo: dove va la politica. Su Twitter è @RichardDaley
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