Premier, l’anno da incubo dello United è finito

Pubblicato il 12 Maggio 2014 alle 15:20 Autore: Calcio Finanza
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Con la vittoria in casa contro il West Ham ( 2-0 ) il Manchester City ha vinto il suo quarto titolo inglese ed rappresenterà l’Inghilterra, se Monsieur Platini vorrà, nella prossima UEFA Champions League 2014/2015.
Liverpool, Chelsea e Arsenal, terza, quarta e quinta classificata, saranno le altre tre squadre che giocheranno la Champions League, mentre Everton, Tottenham ed Hull City erano già qualificate per l’Europa League.
La sorpresa più grande è di certo l’assenza del Manchester United in una competizione europea, cosa che non accadeva dalla stagione 1989 /90. La squadra ha finito la stagione al settimo posto dopo aver e licenziato il suo allenatore, David Moyes, ancor prima di terminare la sua prima stagione nei Red Devils.

La grande delusione

Una vera e propria stagione da incubo per il Manchester United chiusa ieri a Southampton con un deludente 1-1 che ha lasciato il team al settimo posto, come detto, e fuori da ogni competizione europea per il prossimo anno. Lo United aveva iniziato la giornata con tre punti meno del Tottenham, ancora aggrappati però alla differenza reti, ma gli Spurs hanno schiacciato l’Aston Villa per 3-0, che gli ha permesso di consolidare il secondo ed ultimo posto in Europa League.La prima stagione l’uscita di scena del leggendario Sir Alex Ferguson è stata dura, ma non poteva andare molto peggio per lo United.
Per la prima volta dalla stagione 1989-90 il Manchester United non parteciperà ad una competizione europea e giocherà solo la Premier League, la FA Cup e la Coppa di Lega. Da quando finì l’embargo delle squadre inglesi, che furono bandite dalle competizioni europee per cinque anni dopo la trageduia dello stadio Heysel del 1985, i Red Devils hanno giocato ogni singolo anno o in Coppa UEFA, poi Europa League, o in Coppa dei Campioni, poi Champions League.

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L’assenza dalle coppe europee

Un problema per il prossimo anno sarà sicuramente dato dall’assenza di competizioni europee: il Manchester ha chiuso al settimo posto in Premier e nel prossimo esercizio verranno a mancare i 35,6 milioni di euro garantiti dalla Uefa lo scorso anno. Anche le vendite di biglietti e il merchandising legato alle partite casalinghe europee non entreranno a bilancio, intaccando quel monte complessivo di 127,3 milioni di euro registrato la scorsa stagione. E i prossimi contratti da sponsorship potrebbero risentire dell’assenza dal principale palcoscenico internazionale. Secondo alcuni analisti, un test fondamentale sarà dato dal rinnovo del contratto con la Nike: un deal tecnico che dura da 13 anni e vale oltre 300 milioni di sterline, destinato a terminare il prossimo anno. Dal club si punta ad aumentarne il valore, ma il peso in campo è decisamente diminuito dopo gli ultimi fallimenti tecnici. Insomma, nonostante tutto potrebbe non essere peregrina l’idea rilanciata dal Financial Times, secondo il quale non Moyes, ma “Money”, i soldi, sono alla base dei problemi dello United. A una fredda analisi economica, Moyes ha ereditato i problemi strutturali lasciati da Ferguson, che negli ultimi fuochi della sua esperienza non ha più badato tanto al rinnovo della squadra, suo storico punto di forza. Secondo alcune analisi, c’è una semplice equazione che collega i successi dei club al loro monte ingaggi dei calciatori: in Inghilterra e Italia la corrispondenza è al 90%. Per il quotidiano della City, la posizione di classifica naturale di questa squadra sarebbe il terzo posto. Meglio di quanto fatto da Moyes, ma non abbastanza da giustificare gli isterismi visti a Manchester e la prematura dipartita del tecnico.

In collaborazione con Calcio & Finanza