Grecia, gli economisti Piketty e Münchau: “Accordo è sconfitta per l’Europa”

Pubblicato il 14 Luglio 2015 alle 15:50 Autore: Redazione
da sinistra hollande tsipras merkel

L’accordo (o meglio i contenuti di esso) di ieri tra Grecia ed Eurogruppo è una sconfitta per l’Europa. A dirlo sono due economisti di peso, Thomas Piketty e Wolfgang Münchau. Per il primo, intervistato dal Corriere della Sera, “quelli che hanno pensato e che ancora pensano che un’Europa senza Grecia permetterebbe di disciplinare e stabilizzare la zona euro sono dei pericolosi apprendisti stregoni. Cacciare un Paese significa incoraggiare tutti i discorsi anti-euro e in fin dei conti distruggere l’ideale europeo, sarebbe l’inizio della fine”.

Piketty punta il dito contro il ministro delle Finanze tedesco Schäuble. “Presso un certo numero di dirigenti tedeschi si osserva uno spaventoso miscuglio di nazionalismo presuntuoso e di ignoranza storica. L’Europa si è costruita negli anni Cinquanta sulla cancellazione dei debiti del passato, e in particolare del debito della Germania. Ai giovani tedeschi degli anni 1950-1960 è stato detto: voi non siete responsabili dei debiti e degli errori dei vostri genitori e dei governi precedenti, bisogna guardare verso il futuro e investire nella crescita”.

Soluzione che però non è stata adottata per la Grecia. Anzi, si è rischiato più volte (due, secondo Repubblica) di arrivare ad un passo dal fallimento che avrebbe decretato l’espulsione della Grecia. Durante le trattative ci sarebbe stato anche un litigio tra Matteo Renzi e Angela Merkel con il primo ad esortare tutti “a trovare una soluzione di buon senso”. Parole che non sono piaciute alla cancelliera che ha replicato duramente: “Certo, serve una soluzione di buon senso ma qui nessuno può dire che la Germania esagera, nessuno può dire adesso basta”.

Questo braccio di ferro tra falchi e colombe ha decretato, secondo Wolfgang Münchau, “la fine dell’eurozona così come la conoscevamo finora: i creditori, infatti, hanno demolito l’idea che l’unione monetaria fosse un passo verso l’unione politica”. Per l’editorialista del Financial Times, questo braccio di ferro riesuma ” le lotte nazionali per il potere sull’Europa tipiche del diciannovesimo e della prima parte del ventesimo secolo. L’eurozona è stata degradata a un sistema monetario malato, i cui pilastri sono il tasso di cambio fisso e una moneta unica creata per favorire gli interessi tedeschi. La colla del sistema è la prospettiva di un annientamento totale per tutti quei paesi che oseranno opporsi dal pensiero dominante. L’unico elemento positivo emerso dallo scorso week-end è la brutale onestà di chi sta preparando questo cambio di regime”.

Secondo Münchau “da un punto di vista puramente economico l’euro ha funzionato molto bene per la Germania e abbastanza bene per Olanda e Austria, nonostante abbia provocato un po’ di instabilità finanziaria in entrambe”. “Ma per l’Italia l’euro si è rivelato un disastro economico senza alcuna attenuante – rivela il giornalista tedesco – la produttività del paese è rimasta virtualmente ferma fin da quando la moneta unica ha iniziato a circolare nel 1999. Se pensate che la colpa sia da attribuire alla mancanza di riforme strutturali, allora come mai l’Italia era riuscita a crescere abbastanza bene proprio fino a al 1999? Siamo sicuri che la maggior parte degli italiani continuerà a difendere la moneta unica nei prossimi tre anni?”.

Certo è che la Grecia non è un problema risolto, come ha confidato uno dei protagonisti del vertice di domenica. “Dietro di noi lasciamo macerie, i greci non riusciranno mai a rispettare tutte le condizioni, ci rivedremo tra qualche mese con lo stesso problema sul tavolo”.

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